La smania di rappresaglia su Cesare Battisti
Il web è esploso di gioia per il ratto agguantato, i social sono traboccati di boia volontari, di voglia selvaggia di fare a pezzi, di bruciare e di scannare la bestia
Ci è stato concesso il privilegio di sentire un ministro degli Interni esprimersi nei confronti di un latitante (giustamente) catturato come di chi “dovrà marcire in galera”, tra gli applausi frenetici di una maggioranza di popolo con la bava alla bocca. Abbiamo visto il web esplodere di gioia per il ratto agguantato, i social traboccare di boia volontari, la voglia selvaggia di fare a pezzi, di bruciare e di scannare la bestia. Il tutto supportato dai tiggì, poi non soltanto dai tiggì. Mentre lo spirito vendicativo, la smania di rappresaglia, le ritorsioni sproporzionate e i sentimenti di trionfo di uno Stato feroce già uscivano da tutti i pori, e dilagavano, abbiamo letto sul Corriere della Sera non di come stessero già materialmente dilagando, ma di come non dovessero teoricamente prevalere spirito vendicativo, smania di rappresaglia, ritorsioni sproporzionate, o sentimenti di trionfo di uno Stato feroce. L’importante al momento era altro, era che Cesare Battisti fosse riconosciuto terrorista e non martire: “L’importante è che sia ristabilita la verità e che le cose siano rimesse al loro giusto posto”. Le cose al loro giusto posto. Perfetto. E noi amiamo Pigi Battista perché, quando stronzate del genere gli scappano, sappiamo comunque che è sempre per il nostro bene.