La Sea Watch e i naufraghi del Pd
La tensione tutt’intorno allo specchio d’acqua di Siracusa diventa slancio, solidarietà e altruismo all'arrivo della zattera con Martina e Orfini
La tensione tutt’intorno allo specchio d’acqua di Siracusa. Scendono, non scendono. La tensione che da Roma contagiava Bruxelles, e da lassù l’Olanda: ce la farà l’Europa, o farà un’altra figura di merda (direi io, meglio chiamarla figuraccia, suggerisce Franca)? Più ciliegia: processo a Salvini sì, processo a Salvini no, processo a Salvini forse. Chissà, chissà cosa deciderà quel Di Maio. Pessimismo che subentrava all’ottimismo, voci, controvoci, insomma, sfinimento. Poi, soprattutto, la spossatezza a bordo. L’incertezza per il futuro nel ricordo incessante del passato recente. Quei rischi appena corsi per imbarcarsi sulla carretta, il Sahara a piedi, i guardiani libici, le botte già prese e le altre, supplicando che no, magari in calendario. E i minori (non bambini, minori), l’ansia per i minori (non bambini). E il distacco dalle mogli lasciate al villaggio, l’ansia anche per loro. E l’inverno, nonostante la nave meno scomoda. E le onde, poi certo che l’oceano sarebbe peggio, ma le onde. La disperazione. Finché all’improvviso, miracolo. Dovevate vederlo. Dovevate vedere lo slancio, la generosità, l’altruismo, con cui quelle povere persone, tutte e 47, hanno saputo offrire solidarietà e sorrisi e mostrare compassione, accalcandosi sulla murata per regalare parole di conforto. La zattera si avvicinava alla Sea Watch. A forza di remi. Un congolese lacero, che si trovava a babordo, aveva saputo sussurrare al siriano: “Vedi di non frignare, amico, sta arrivando il Pd con due naufraghi. E sono pure orfani”.
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