Quei giornalisti progressisti
Hanno il bollo sulla filigrana, quelli che si stanno strappando i capelli per le aberrazioni dei Salvini e dei Di Maio
Pensavi che non avessero un cuore? Che i cronisti giudiziari di giornaloni tipo Repubblica e Corriere, ma anche gli analisti politici degli stessi, ma anche i loro direttori, fossero antropofagi abituati da un quarto di secolo a ingurgitare le vite delle persone come paillard di vitella? Errore. Credevi che sempre quelli, nello stesso quarto di secolo, avessero educato gli italiani alla giustizia brevi manu, dove chi impugnava la pistola (pardon, il codice per concorso) aveva sempre ragione e l’accusato sempre torto? Si trattava di una falsa impressione. Ti vengono in mente mille nomi di persone massacrate da innocenti? O di altre mille fatte a pezzi perfino prima e oltre la colpevolezza? Cancella i nomi, ragionavi da prevenuto. Quei giornalisti hanno un cuore, sono più che civili, si stanno mostrando tabernacoli del diritto. E della compassione. Si sono sciolti in lacrime al monito severo di Mattarella sul decreto sicurezza: “Che il grave turbamento sia effettivo!”. Ecco, effettivo è quel che conta, dato che già di un turbamento semplice ce ne sarebbe d’avanzo. Mi pento e condivido: sono progressisti col bollo sulla filigrana, quei giornalisti che si stanno strappando i capelli per le aberrazioni dei Salvini e dei Di Maio: niente far west qui da noi, martellano splendidi e tutti in coro. Poi scendono di corsa nel poligono in tipografia.