Abbiamo capito chi ci ha rifilato Salvini e Di Maio
Non gli errori della sinistra. E nemmeno quelli della destra. E' stata colpa di Facebook
No. Non è che c’è stato Di Pietro coi cortei delle folle plaudenti mandate in piazza dai giornaloni che si coordinavano la sera. Non è che c’è stato Biagi. E Feltri. Non è che c’è stato Mieli che moltiplicava lo stipendio a Stella, un tanto a Casta, poi anche a Sallusti, un tanto ad avviso di garanzia mandato a Napoli. Non è che Mediaset si adeguava alla Rai che si adeguava (che nostalgia, che tempi!) ai giornaloni. Non è che l’Amor nostro ne ha sbagliate una caterva. D’altronde l’antifascismo amava Fini. Non è che il primato della politica (come desiderava De Michelis, l’avanzo di balera) ha lasciato il posto al primato della gogna (come desiderarono Scalfari, Travaglio, Lerner, Mauro e Scalfaro, ai quali Napolitano si adeguò, però soffrendo). Non è che una solida borghesia non esisteva, dal momento che respiravano a pieni polmoni perfino Montezemolo e Della Valle. Non è che Renzi fece la più grande cazzata della vita sua (e pure della nostra) a rompere il Nazareno. Non è che la sinistra nazionale si ritrova talmente inebetita da alzare ancora gli altarini al Berlinguer della scala mobile e della superiorità morale, gestita poi non a caso dai Woodcock. E che rifanno la Ditta. No. Niente di tutto questo. E’ stata la Bestia, a portarci in braccio a Salvini e Di Maio. Sono state 23 fake news, ad orientare il voto degli italiani. Ma adesso le mettiamo a posto. E a questa musica, e a quest’età, allora e ancora mi si rizza.
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