Di Pietro e i Golunov de' noantri
Tre direttori che si telefonano, che si coordinano, che decidono di dar battaglia insieme. Bello. Non era mai successo. In Russia. Da noi sì. Nel 1992
Caspita che ricordi, che bei ricordi ha rispolverato la notizia dei tre grandi giornali russi usciti l’altro ieri con l’identico titolo per sottrarre alla galera e alla montatura putiniana Ivan Golunov, giornalista d’inchiesta del sito Meduza. Tre direttori che si telefonano, che si coordinano, che decidono di dar battaglia insieme. Bello. Non era mai successo. In Russia. Da noi sì. Nel 1992, pensate, e fanno ormai 27 anni. Che primato, che bei tempi! Quattro i giornaloni nostri, nemmeno tre: Corriere, Repubblica, Stampa e Unità. E quattro i direttori. Mieli al Corriere, Polito per Repubblica (caporedattore soltanto. Scalfari, oggi così entusiasta del Noi berlingueriano, era già tutto preso a ragionare con Io), Ezio Mauro guidava la Stampa e all’Unità c’era Veltroni. Cento volte si telefonarono i Quattro, tre volte al giorno si sentirono, cento titoli fecero uguali e cento notizie offrirono, identiche, in un’unica campagna, ma più unitaria che unica, per Antonio Di Pietro. Il tipo che diceva Noi. Mai io. Un generosone. Un apripista del Comico genovese e del Truce milanese insieme al compagno Michele Serra. Uno lontanissimo dall’idea di regime, con questo solo difetto: che i pochissimi Ivan Golunov de’ noantri in circolazione allora, li faceva prima massacrare dai Quattro. Salvo poi, con Scalfaro, con Borrelli, con l’Avv., con Romiti e con l’Ing., più Stella con la Inge, sgranocchiarseli sul trattore a merenda.