La lottizzazione delle pochette
Da quando Conte ha la sua, quella di Giorgino (Tg1) è sparita. E non un politologo che ci spieghi cosa c'è dietro
Segnalo fatti, niente di più. Il governo ha la forza che ha, l’opposizione ne ha fin troppa, i partiti della maggioranza litigano, diciamo meglio, si sbranano, siamo in campagna elettorale permanente. Esistono i social, certo che esistono, anche altre televisioni esistono, ovvio che sì, ma la Rai resta pur sempre la Rai. Questo è un fatto. E sono in corso le nomine. Sui giornali, gli addetti alle spieghe spiegano: Di Maio vuole una rete, Zingaretti un tg, Renzi quell’altro, anzi, Di Maio vorrebbe due reti, Zingaretti lo appoggia, Renzi manovra per cinque tg, il Quirinale simpatizza per tizio ma Conte per caio. I commentatori commentano, interpretano, addobbano scenari. I giornalisti Rai, che non vanno famosi per discendere esattamente da Leonida, fanno su e giù nei corridoi. Tutti meno uno, Giorgino, il principe dei tg. Giorgino è una volpe. Collabora con la “Rivista di San Francesco Patrono d’Italia”, dei francescani conventuali di Assisi. Quando nacque, insieme alla raccomandazione di non azzardare colpi di testa, ebbe in dote una pochette. L’ha portata per cinquantadue anni, la sua pochette. Che manco Montezemolo. Ora che la pochette ce l’ha Conte, lui ha tolto la sua. Per sempre, parrebbe. Un Giorgino senza pochette. Nell’era del simbolico. In piene nomine Rai. E non un cazzo di politologo, un Folli, ma diciamo pure un Franco, che ci spieghi cosa c’è dietro.