Galli contro della Loggia
Le sue parole contro "chi s'innamora dei capricci delle folle" e non fa i nomi dei responsabili della paralisi del paese hanno un preciso destinatario: se stesso
Sapevo dello storico preparato, sapevo dell’analista lucido, ne conoscevo la dirittura morale ma ignoravo, e volentieri lo ammetto, l’esistenza di un Ernesto Galli della Loggia a tal punto rigoroso. Poi ieri, sul Corriere, le sue parole infuocate erano manna. Contro chi s’innamora dei capricci delle folle: “dai girotondi, ai grillini e alle sardine, salvo poi disamorarsene”. Contro chi non intende capire che “il paese ha bisogno di verità” laddove la prima verità consiste nel rifare lo Stato, nel cambiare la Costituzione e riformare il Parlamento. Contro chi “trae vantaggio dalla paralisi, prosperando sul declino del Paese”. E attenzione infine, perché questa era la più importante e costituiva la vera novità nel ragionamento del professore: contro “chi non fa i nomi dei responsabili” del predetto andazzo. Minchia! Sul Corriere! I nomi! Del predetto andazzo! E ci siamo levati il cappello. Mica per altro. Perché lo conosciamo, noi, un tipo sul genere che Ernesto non sopporta. Che non solo s’innamorò delle folle capricciose, arrivò perfino a votare i grillozzi; che non solo non votò, per zoppicante che fosse, la riforma possibile dello Stato, ma fece campagna contro; e che arrivava (arriva) a trarre vantaggio (piccolo, eh) dalla suddetta paralisi del Paese, facendosi pagare da vent’anni lo stesso articolo sulla paralisi medesima. Lo conosciamo eccome, il tipo che Ernesto ha avuto la forza di denunciare. Ma come farne il nome? E rivelandolo a chi? Diciamo a Ernesto che l’imputato è Galli? O a Della che fu colpa di Loggia? Eddai, nel giorno di Natale?