La politica è come il vino?
Quelle affinità tra il lavoro nelle vigne e quello (extra) parlamentare
Si raccolgono le uve verso fine settembre inizio ottobre, si pigiano i chicchi, si agevola la fermentazione dei lieviti nel mosto lasciandolo due settimane nel contenitore, lo si smuove due volte al giorno e si decide quindi come strizzare le bucce, se di più, per più tannini, o di meno, per un vino più morbido. Si mette allora il vino a riposo per un mese o due, in modo da creare sedimenti sul fondo, dopodiché, delicatamente, lo si travasa e lo si chiarifica. A quel punto si assaggia il vino. Se è buono, è buono. Se non lo sembra, si riassaggia. Poi ancora. Riassaggia che ti riassaggia, o il vino sembra un po’ meglio, o si concede un’intervista al Fatto sostenendo che: “Il Movimento cinque Stelle non deve disperdere la carica innovativa che ha saputo portare nel panorama politico italiano”. E D’Alema è vinaio scrupoloso.
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