E i giornaloni muti su Giovanni Bachelet
L'intervista rilasciata ieri al Corriere con una proposta sui percorsi riabilitativi per gli ex brigatisti
Il Corriere della Sera ha intervistato ieri Giovanni Bachelet, il figlio del professor Vittorio, ucciso dalle Brigate rosse il 2 febbraio 1980 sulla scalinata dell’Università La Sapienza di Roma. “Ora che, dopo un percorso rieducativo, i suoi assassini sono in libertà da parecchi anni”, ha detto Giovanni, “ritengo che mio padre non potrebbe che rallegrarsene”. Ha aggiunto che, da deputato, aveva presentato con Sabina Rossa e Olga D’Antona (loro stesse parenti di vittime del terrorismo) “un disegno di legge per interrompere la prassi di pretendere dagli ex terroristi un contatto con i familiari delle persone colpite, a ‘riprova del loro sicuro ravvedimento’. Proponemmo che ad accertare il completamento del percorso riabilitativo fossero solo giudici e operatori penitenziari, senza mettere in mezzo i parenti delle vittime. La proposta non venne nemmeno posta in discussione”. Tutto qui. Sono ormai passate 12 ore dall’uscita dell’intervista senza che le redazioni giudiziarie dei giornaloni, o il dottor Davigo, o il dottor Travaglio, o la signora Milella, o la signora Rosy Bindi (anche detta, quest’ultima: l’Alunna) abbiano ancora redatto un comunicato che chieda l’incriminazione di Giovanni Bachelet per il reato di: “Mamma mia, ci mancava Beccaria!”.