Gad al servizio del popolo
Non menerei scandalo, non parlerei di tradimento. Di un certo forcaiolismo elegante Gad Lerner ha sempre fatto parte
Ciò che Gad Lerner farà al Fatto, quello lo vedremo presto. Ma non menerei scandalo, non parlerei di tradimento, che parolone, né di un testimone civile ricoverato d’emblée nell’antro orrido dei forcaioli. Un pezzo di azionista in agile confidenza col forcaiolismo elegante dei Gustavo alla sabauda, delle Barbara Spinelli e dei don Ciotti, Gad in fondo lo è sempre stato. Più affine a Gherardo Colombo che a Davigo, questo sì, questo va riconosciuto. Ma conta quel che conta. Conta di più ciò che Gad ha spiegato di se stesso: ho scelto un giornale senza padrone. E parlando del Fatto, tutti i torti non ha. Forse uno solo, che torto vero poi non è. Vivendo in Gad la nobilissima frenesia di “tutelare efficacemente gli interessi delle classi subalterne”, egli è fuggito lontano dagli Agnelli, dagli Elkann, dai capitalisti-editori all’italiana, per accasarsi presso chi, a dire il vero, ha pur esso un padrone, però un padrone che si chiama popolo. Gad al servizio del popolo, dunque. Dei più subalterni tra il popolo. Dei più semplici tra i popolani. E tra i tanti aforismi che il popolo ha saputo meritarsi nel recente passato, uno ne spicca di Catherine Deneuve: “Gli italiani hanno solo due cose per la testa: l’altra sono gli spaghetti”. Bon. Se così pensa il padrone del giornale, e tutto sta a mostrare che lo pensi, quel diavoletto di Gad potrà far bene.
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