Autoerotismo nazionale
Siamo con l'Olanda come il ragazzo che ha scritto a Galimberti per confessare il suo senso di colpa
Un giovane italiano vive in Francia, è cattolico, diciottenne e si abbandona “troppo”, confessa lui stesso, all’autoerotismo, avvertendo lacerante il senso di colpa. Finché torna in Italia, incontra una ragazza, se ne innamora e la pianta lì con l’autoerotismo; è che un’amica di lei gli confida come l’amor suo, purtroppo, ami un altro. Lui, crolla, si riattacca furiosamente alla pratica da poco accantonata, al senso di colpa che di nuovo prorompe e chiede disperato consiglio a Galimberti, il filosofo di Repubblica. Lui gli scrive. Galimberti gli risponde sul giornale. Lo fa con grande saggezza, consola il ragazzo e addirittura lo quieta, forse. E suona, il tutto, come una storia bella, seria, normale, perfino edificante. Solo, proprio in questo momento, mettiamo a parte il frugale olandese di una nostra, italianissima quanto ingovernabile, passione per le seghe?