Andrea's Version
"Cosa sono, un deficiente?". Cacciari è lo Sgarbi di Nietzsche
Il triste spettacolo del filosofo di Venezia, che in tv perde stima di se stesso. Teniamocelo stretto, uno come lui. Felicitiamoci quando s'incazza molto
Ecco, se un rischio ulteriore comporta questa maledetta pandemia, è che le menti più acute di questo paese, le più larghe e vivaci, perdano stima di loro stesse, col rischio di abbattersi. Non è stato un bel vedere, l’altra sera, lo spettacolo di Massimo Cacciari il quale, dopo aver inveito con eccellente indignazione contro il “delirio normativistico” dell’ultimo decreto antivirus, non è riuscito a evitare di domandarsi, da solo, in tivù: “Ma cosa sono, un deficiente?”.
Cacciari. Deficiente. Ecco, questo no. Questo fa male a lui, a noi, fa male a tutti. Già qualcuno venne tentato da analoga domanda allorché il Mose, contro cui Cacciari veniva dall’aver speso gli anni suoi più maturi, tenne asciutti i piedi dei veneziani. Ma i piedi, non la testa.
Cacciari non è tipo che bada ai piedi. Tenercelo stretto, uno come lui. Ascoltarlo. Impedirgli di doversi chiedere addirittura se è deficiente. Felicitarci quando s’incazza molto. Anche sempre. Sussurrargli al più: “Deficiente? Ma va là! Lei ci sembra, professor Cacciari, lo Sgarbi di Nietzsche”.
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