Andrea's Version
Passo tutto al Mossad
La pandemia dà impulso alla scoperta di nuovi lavori più dinamici e moderni: Franca ama insegnare l’italiano agli immigrati (via telefono, ovviamente). Poi arriva il mio turno, e passo tutto ai servizi israeliani
La pandemia dà impulso alla scoperta di nuovi lavori più dinamici e moderni. Stimola le persone produttivamente inutili. Franca e me, per esempio. Franca ama insegnare l’italiano agli immigrati. Nordafricani, in special modo: tunisini, marocchini, siriani, libici. Qualche ispanoamericano, ma meno. Scuola via telefono, ovviamente.
Per cui si chiacchiera. Con lui, con lei. S’instaura un dialogo. Quanti anni hai? Come ti chiami? Ahmoud? Ahmed? Ah, Ahmed. E dove abiti? Dì bene l’indirizzo. Ripetilo. Bravo. E lavori? Dove? In quale piazza? Fai di nuovo il nome della piazza. Numero 32, capito. E i tuoi? Qui con te? Rimasti in Nordafrica? Come ti trovi da noi? Qualche amico? Che si chiama come? No, non tutti, tre nomi solo. Così, a caso. Ripetili. Benissimo.
E che fanno? Uno lavora? Grazie a Dio! E due no? Peccato! Disoccupati si dice, in italiano. Ora ridillo tu: di-soc-cu-pa-ti. Ma andate in moschea? Esatto. No scea, però: schea. Quella col muezzin, giusto. E quante volte andate? Poche? Tante? Sempre? Sempre? Va là? Così procede la lezione. Finché, ciao lei, ciao lui, in un’ora è finita. Poi arriva il mio turno ed eccola, la produttività, passo tutto al Mossad.