Varrà pure un minimo di ottimismo il poter constatare che un giornale da mascalzoni, a fronte della morte del campione abbia reagito né più né meno che normalmente. Stesso sincero dispiacere di tutti, stessi vecchi ricordi, stessa piccola, bolsa (ma sana) retorica
Un motivo di speranza. Piccolo? Sì. Tirato coi denti? Certo. Ma varrà pure un minimo di ottimismo il poter constatare che il Fatto, dicasi il Fatto, a fronte della morte di Paolo Rossi abbia reagito né più né meno che normalmente. Stesso sincero dispiacere di tutti, stessi vecchi ricordi, stessa piccola, bolsa retorica. Forse. Ma sana. Con quell’onestà, cioè, con quella stessa sincerità del cuore che risulta ogni volta naturale e in quanto tale non nascondibile. Che nemmeno gli stronzi, alla fin fine, ce la fanno cancellarla. Insomma, mi è piaciuto. Mi ha quasi commosso che un giornale da mascalzoni (Lerner a parte) come quello di Travaglio abbia titolato sul nostro amatissimo Paolo Rossi: “Le reti del Mundial ‘82”; “L’addio di Trapattoni: la più bella carezza”; “I goal diventati storia di riscatto per tutto un popolo”. Qua la mano, teniamoci stretti. E gli veniva meglio scrivere, al noto Fatto, con box magari di Davigo: “S’è tolto infine dalle balle. L’aveva fatta franca col calcio-scommesse”.
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