Risulta sempre arduo cancellare, per piccina che sia, la vacua lusinga di poter piacere a tutti. Arduo per noi stessi, anche se ci conosciamo abbastanza da mantenerci a distanza dal ridicolo, e ancor più arduo per le cose che amiamo, se le vediamo talmente belle da poter piacere a tutti. Amiamo questo piccolo giornale. Ci sembra intelligente, generoso, sveglio, serio, magnificamente scritto a prescindere dal caso che ci riguarda strettamente e insomma, ai nostri occhi, il più bel giornale esistente su piazza. Come per tutti gli innamorati, il trasporto può travolgere. Ci è dispiaciuto, ieri, che una persona degna di nota come Antonio Padellaro l’abbia preso in giro dalle colonne del Fatto. Che abbia scritto del Foglio come di un giornale il quale, non sapendo a che santo rivolgersi, si rifugi nell’intervista al professor Cassese all’identico modo in cui l’antico Espresso di Padellaro, se non c’era un’idea, a un certo punto si rassegnava: “Vabbé, intervistiamo Norberto Bobbio”. Troppe interviste a Cassese, ridicole le interviste a Cassese, ha scritto Padellaro. Che parrebbe, a prima vista, la cazzata di un cazzone. Ma potrebbe non essere. Per questo motivo, senza consultare il direttore Cerasa, soltanto per piacere a tale critico, ci impegniamo a promettere: non appena le interviste a uno sciocchino come Cassese supereranno per numero quelle del Fatto a un monumento civile come Ciancimino junior, o a un dottore come Di Matteo, o facciamo pure al pensator Davigo, proveremo a intervistare un altro.
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