Travaglio come giurista è fuori discussione, vale Carnelutti e più di Gino Giugni. Come cervello politico, ha testé mostrato l’astuzia di Metternich, forse di Bismarck, senz’altro del cardinale Mazzarino. Ha portato per mano Giuseppi, è stato un trionfo. Molla Renzi per sempre, dai retta a me, distruggilo, cerca i numeri in Parlamento e fai la conta. Gli ha bisbigliato all’orecchio. E quello dietro. S’è visto. Gli ha fatto rilanciare Clemente Mastella e Sandra Lonardo al centro della politica: Cinque stelle spaccati in trentasei. Allora facciamo così: ricevi a Palazzo Chigi la senatrice Maria Rosaria Rossi. Idea brillante. Giuseppi l’ha ricevuta. Tutto a posto, no? E non mollare sulla prescrizione, ohi, mi raccomando. Lui non ha mollato. Gli toccherà mollare prescrizione e Bonafede. Si è accesa lì come d’incanto una lampadina: fondiamo il Maie, fucileremo il Bullo. Il Maie c’è, utile come un semaforo piantato sulla curva di Lesmo, Renzi in compenso salta come un gatto. Ma una cosa Travaglio l’ha fatta, e questa va detto che è da fenomeno: ha rimesso al mondo il pentapartito. Era dai tempi di Nino Bixio. Avanti così, e in quattro anni Matteo alla Casa Bianca. Si mostri dunque generoso, con tanto ganzo benefattore, gli condoni due querele, facciamo tre.
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