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Il tocco magico di Travaglio, parte seconda
Quando nel '94 scende in campo l'Amor nostro, il fine analista politico gli fa la guerra: quello dura trent'anni. E speriamo che continui anche a gufare anche nello sport, sembra fare molto comodo
Non sono fissato con Travaglio, è che non ho un’idea che sia una. Quindi, di nuovo Travaglio. 1994, scende in campo l’Amor nostro, l’analista politico gli fa la guerra, quello dura trent’anni. 2006, Calciopoli: il genio molla la Juve e tifa contro l’Italia. L’Italia vince i Mondiali e la Bugiarda nove scudetti di fila. 2018, previsioni politiche: Di Maio mai con Salvini. Nasce il governo gialloverde. 2020, pandemia: è solo un’influenza, assicura la professoressa Gismondo. Il Genio fiuta e assume la Gismondo: 4 milioni di morti. Appena ieri: Conte barcolla. Draghi? Ma quale Draghi? dice. Subito Draghi. Nel frattempo, la giustizia. Che parlare della giustizia con Travaglio è come picchiare un bambino che caga quindi lasciamo stare. C’è poi, mi pare, la Spagna. Draghi tifa Italia. Vince l’Italia e Draghi s’intesta la vittoria, avvisa quello per persuadere i Pentascemi a tifare gli olé. L’Italia va in finale. Domenica, finalissima a Wembley. Più finalissima a Wimbledon, con Berrettini. Pronostica, quella specie di cretino, che Vittorio Pozzo e Orlando Sirola non ce la possono fare.
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