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Una strana voglia di mazzate ai fascisti
Sono tempi in cui, tutto sommato, questa attività conserva un suo fascino. Insieme al teppismo di rigare le Porsche e perfino riportare in palmo di mano quel leader che è Enrico Letta
Comunque vivere in questi tempi un suo fascino lo conserva. Io, ad esempio, non escludo tra qualche tempo di aver voglia di prendere di nuovo a mazzate i fascisti diventati nel frattempo fintodemoparafascisti; o di farmi riprendere dall’indicibile teppismo di rigare le portiere delle Porsche posteggiate per strada; o di avvisare Caselli che dopo tutte quelle riunioni organizzate col Pci per garantire l’autonomia della magistratura, i capelli alla Wanda, beh, erano il minimo; o di informare Mario Segni che il suo erede più vivace sarebbe stato Toninelli; o di ospitare un’altra volta quelli di Arafat insieme a quelli dell’Ira nella casetta di Camogli, solo questa volta per prenderli a calci nel culo tutti quanti; ma perfino per esaltare Enrico Letta e riportarlo in palmo di mano esattamente come nel 1998 quando D’Alema Amato e Prodi, tre formidabili talent scout, ne fecero un leader molto, ma molto, ma molto promettente.