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Mai una volta che Prodi abbia ammesso: sì, al Quirinale ci terrei tuttora
Chi vide nel professore una persona dotata senz’altro di capacità e di notevole talento, così come in balìa di un’ambizione personale tanto debordante quanto goffamente mascherata, si deve ricredere
Si ricreda chi, come noi stessi, vide in Romano Prodi una persona dotata senz’altro di capacità e di notevole talento così come in balìa di un’ambizione personale tanto debordante quanto goffamente mascherata. Si ricreda per un motivo semplice: non era vero. Già Prodi assorbì con rara sensibilità ed encomiabile senso dello Stato la bocciatura al Quirinale cucinatagli a suo tempo dal più elusivo serpente della sinistra. Ed espulse da sé il rancore. Non solo, però. Non si è fatto tentare dall’idea stessa di una rivincita. Fateci caso. Nelle ultime settimane, e in questi stessi ultimissimi giorni che di Presidenza si discute molto, Prodi rilascia interviste a dozzine, presenta libri, corre in televisione appena lo chiamano e mai e poi mai, ma proprio mai, neppure una volta, in cui abbia ammesso: sì, al Quirinale ci terrei tuttora. Al contrario: ma questa poi, ma figuriamoci, ma non ci penso proprio, ma io sto bene con i miei studi, ma poi l’età, ma che sciocchezza, ma è una domanda cui non voglio nemmeno più rispondere. E via così. Una tale sicurezza, una nobiltà d’animo talmente alta, una trasparenza così limpida, che nei panni di Bettini avviseremmo sottovoce un centinaio tra senatori e deputati di tenersi pronti al bis.