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Brunetta cintura nera di judo, non lo prenderemo più in giro
Anche questa rubrica ne ha fatto nel passato un bersaglio facile pur senza toccare, o almeno si spera, i toni teppistici dei Travaglio e di molti altri. Da tempo ci si voleva scusare per i nostri pigrissimi eccessi
Questa rubrichetta ha talora esagerato col ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta. Lo ha preso troppo spesso in giro, ne ha fatto nel passato un bersaglio facile pur senza toccare, o almeno si spera, i toni teppistici dei Travaglio e di molti altri. Da tempo ci si voleva scusare per i nostri pigrissimi eccessi contro una persona che, sempre da riformista, ha sempre resistito: quando ha beccato i fischi della stampa benemerita per aver definito “un mostro” il Csm; quando ha parlato di “culturame” riferendosi a una parte preponderante del mondo del cinema; quando ha detto che esiste in Italia una sinistra per bene, ma anche una per male, o meglio, “di merda” e vada, quest’ultima, “a morire ammazzata”; quando ha votato “no” sulla misura demagogica del taglio dei parlamentari. E altro. Il ministro Brunetta, economista, accademico, leader politico e più volte ministro, è persona di valore e perfino gentile, come mai sembrano alcuni scapestrati. Viene pagato con soldi pubblici e ha ottenuto, grazie anche ad essi, la cintura nera di judo primo dan. Cintura nera. Dicasi nera. Ottenuta giusto ieri. Non sfiorerebbe una donna neppure con un fiore, Brunetta. Se la Meloni continua a dir stronzate, però, non può buttare al vento i nostri soldi.