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"Quel tempo" che va sempre bene tirare in ballo
Poteva essere un commento condivisibile quello di Gramellini sulla morte eroica di Bruno Padovani, e invece è sfociato nella solita lagna populista
Poteva sembrare scontato e banale, non solo giusto e condivisibile, l’elogio che Massimo Gramellini ha dedicato ieri sul Corriere a un uomo generoso come “il compagno Bruno”: Bruno Padovani, 82 anni, centralinista da una vita, comunista lungo tutta la vita stessa, comunista tuttora, più per Putin che per l’Ucraina fino a scriverne a Draghi solo qualche giorno fa e rispettato dai paesani proprio per questo, non per l’intelligenza, forse, per la tenuta coriacea ben oltre il mainstream.
Si trovava l’altro giorno al mare, “il compagno Bruno”, mare agitato e pericoloso. Cavalloni. Quattro bimbi entrati lo stesso in acqua. Aiuto!, ha sentito “il compagno Bruno”, aiuto! Si è buttato nelle onde e li ha salvati. Recuperata la spiaggia, è morto. “Un tempo la politica – ha notato Gramellini – era fatta da gente di questo stampo. Non è una favola, ragazzi, il compagno Bruno è la prova che quel tempo è esisto davvero”. Tradotto vuol dire: ora un branco di mascalzoni. Cazzate, ovviamente. Dove si capisce soprattutto che le faccette a culo dei Gramellini, populisti piccini che contribuirono a distruggere “quel tempo”, essendo a culo, non temono le rughe.
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