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La Russa è uomo di mondo, Fontana... un po' meno
Il 25 aprile, il Primo maggio e il 2 giugno riconosciuti come giorni d’onore, mentre le leggi del 38 come l’acme del disonore: una novità non del tutto scontata. Ma poi è arrivato il nuovo presidente della Camera a correggere il tiro
Tra le immancabili grossolanità e gli stucchevoli insulti da terza elementare che si è obbligati a ascoltare, basta infatti ritrovarsi in appena più di cinque, le elezioni del senatore La Russa alla presidenza del Senato, e dell’onorevole Fontana alla Camera, hanno regalato non pochissime e non sempre preventivabili consolazioni. La politica continuerà a vivere di polemiche tra amici anche più che tra nemici, questo è scontato e continuerà a esserlo. Le frizioni riguarderanno sempre i vicini con analoghe ambizioni di carriera, piuttosto che i lontani, ma anche questo fa parte dell’umano e lo si sa. Eppure. Eppure quei fiori bianchi donati alla Segre; Fausto e Iaio celebrati insieme al loro coetaneo Ramelli; il 25 aprile, il Primo maggio e il 2 giugno riconosciuti come giorni d’onore, mentre le leggi del 38 come l’acme del disonore, tutto questo ha rappresentato una novità non del tutto scontata e destinata, prima o poi, a regalare piccoli frutti.
La cosa era più prevedibile per un La Russa che è uomo di mondo, collaudato, smaliziato e a proprio agio già appena fuori Brera. Meno prevedibile era invece per il presidente Fontana, veneto ruspante, putiniano fino a ieri, odiatore di froci e di separati, cacciatore di carne negra in mezzo al mare, il quale, aizzato da un provocatore che gli faceva notare la pesantezza degli stivaloni indossati da Aboubakar Soumahoro, al razzista ha risposto: sono di moda, gli stanno bene. Poi, da presidente della Camera, aggiungendo buon peso: e nascondono le zampe da gorilla.