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“Su Nizza e Monna Lisa Tajani non avrà da ridire”. Firmato: Giorgia

Andrea Marcenaro

Ecco in esclusiva la lettera della neo presidente del Consiglio al presidente francese. Nella speranza che il termine "sovranità alimentare" - c'è un nuovo ministero apposta - non gli sembri esagerato

Signor presidente, sono davvero onorata del programmato incontro tra le nostre due nazioni e i loro rappresentanti democratici in occasione del prossimo Consiglio europeo. Desidero inviarLe un messaggio personale al di fuori dell’ufficialità e definirlo un messaggio di stima, di simpatia e ovviamente di considerazione massima per quel ruolo culturale, politico e civile che la Francia costruì e seppe mantenere, e sa, nella e per la nostra Europa nel corso dei secoli.

Dai tempi del divino Cesare con quello zoticone di Vercingetorige molte cose sono cambiate, Lei ne è l’ultima, degnissima Testimonianza. Ma venendo a noi, alla Storia tramite, grazie e per via di Noi stessi ma proprio noi. 

Abbiamo sempre saputo, per parte nostra, che la “Gioconda” nacque da committenza francese a un italiano che campava chez-lui piuttost-à- scroc, con reddito di cittadinanza mascherato da pennelli e gessetti. La rubò dal Louvre un anarco – ma diciamocelo  – comunista. Questione chiusa per noi, la Monna Lisa è vostra. La costa di Nizza somiglia non si dice a Portofino, diciamo comunque ad Agrigento, che a quel triste piattume della Normandia fa due baffi a manubrio. Vero.

Si intuì d’altronde come in quest’ultima, quantunque 77 anni siano ormai passati, sarebbe transitato un viavai di barche e di aeroplanini capaci di rilanciare un turismo come forse non avremmo saputo. L’opposizione di un sovversivo come Garibaldi ha aiutato. Nizza è vostra, Tajani non si opporrà. Nelson e famiglia quasi ruppero più i coglioni alla casamatta borbonica nostra che a Trafalgar.  Ma Tajani non porrà problemi. Su Sir Winston Churchill, lasciamo perdere: voi lo odiate perché vi ha salvato, noi l’odiammo più di voi, eppure che abbia ridotto la pretesa grandeur della France e della sua Résistence all’americana nella figura della servetta col grembiulino ci manda tuttora ai pazzi. Amiamo sempre il generale Massu, pardon, sperando di cuore che non se ne parli. E ricordiamo cameratescamente il generale Pétain, sperando ancor più di cuore nel silenzio assoluto. Hitler. Hitler chi?  Lasciando poi perdere quei due, Dreyfus e Zola, traditore uno, frocetto l’altro.

Cazzate, comunque. Cazzate come la baguette, senza offendere, che sa d’ascella, o del burro perché vi piace stressare le poppe più delle olive, o delle lumache, forse, perché  i calamaretti freschi e fritti hanno un aspetto francamente orrendo. Ricordando infine, ma tra parentesi, che Marzabotto può darsi, ragazzate, in fondo, e non senza mai aver trattato in maniera feroce il fegato delle oche. E veniamo, Amico mio, ai giorni nostri e più stringenti. Siamo felici del successo travolgente del rapporto Francia-Germania, perché si vede che egemonizza e galoppa. Mi sono permessa, Lei lo capirà con qualche indulgenza, di ribattezzare un tradizionale ministero col nome nuovo di “ministero della Sovranità alimentare”.

Non Le sembri esagerato il termine “sovranità”. Gli alleati sono alleati. Quelli son venuti a sapere che sull’agricoltura vi succhiate il 99 per cento del malloppo. Vogliono apparire in piedi con l’Europa. Sovrani. O circa. Sull’Ucraina comanda d’altronde l’incertezza. Si sa. Non è un segreto che su quella questione, alla fin fine minore, Lei disponga, su questo non piove, di una specie di force de frappe. Ma noi disponiamo, grazie ai pacifisti, e per ora a Berlusconi, noi disponiamo dicevo dell’immensa e convincente forza delle frappè. A prestissimo. Giorgia.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.