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Finché c'è Lerner c'è speranza

Andrea Marcenaro

Israele e le sue istituzioni sono nel caos, l'Iran gode. Ma resta che una possibilità

Benjamin Netanyahu non ne azzecca più una?  L’esercito è spaccato. Il ministro della Difesa, che era il suo miglior amico, è stato licenziato. I reparti d’élite della difesa sionista hanno manifestato la loro preoccupazione. I servizi segreti, ufficiosamente, non nascondono la propria. Altri due ministri sono in bilico. Tel Aviv intasa le sue strade, infuriata per le posizioni del capo del Governo e decisa a non mollare. L’Iran gode. Arricchendo uranio. Le organizzazioni terroristiche srotolano intenzioni a breve. Lo scontro tra politica e giustizia sembra suggerire che Davigo e parenti abbiano preso casa a Gerusalemme. L’imbarazzo è enorme. Tra cinque minuti, mentre noi stiamo scrivendo la presente stronzata, Netanyahu si rivolgerà alla Nazione e si mormora, in proposito, di possibili mediazioni destinate a sopravvivere qualche settimana, non di più. Come, altresì, di mediazioni impossibili. Vogliamo dunque scrivere prima di ascoltare. Il capo politico di Israele sa come noi, infatti, di avere una sola, flebile, possibilità, di restarne ancora il leader: finché c’è Lerner c’è speranza.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.