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Chi ci piacerebbe veder inciampare nelle pietre d'inciampo

Andrea Marcenaro

Nell’attesa sincera di una pace tra arabi e Stato ebraico, noi si spera che magari uno soltanto tra le migliaia di militanti dei gruppi filo Hamas che sfileranno nei cortei di oggi 25 aprile per fischiare Israele, si sloghi una caviglia

Le pietre d’inciampo, dieci centimetri per dieci ricoperte di ottone col nome del deportato, nascono da un’idea venuta nel 1992 all’artista tedesco Gunter Denning. Volle depositare nel tessuto urbano e sociale delle città europee una memoria diffusa dei cittadini ebrei sbattuti nei campi di sterminio nazista. Le pietre d’inciampo in Italia sono 2.148. Meno del dovuto, ma nemmeno niente. Per questo, nell’attesa sincera di una pace tra arabi e Stato ebraico che, millennio prima, millennio dopo, non potrà non arrivare, noi si spera che magari uno, uno soltanto tra le migliaia di militanti dei gruppi filo Hamas che sfileranno nei cortei di oggi 25 aprile per fischiare Israele, capiti per caso su una pietra d’inciampo e si sloghi, ma di brutto, una caviglia. Niente di più che una caviglia. Poi certo, se fosse di Ovadia, di D’Alema, ma toh, pure di Gad, tanto meglio.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.