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Non dimentichiamoci dell'Unesco contro Israele
Ci piace ricordare che l'associazione nel 2016 decise come il Muro del Pianto di Gerusalemme non avesse mai avuto a che fare con l’ebraismo, se mai con l’Islam. E così molti altri monumenti
Ci piace ricordare l’Unesco, che nel 2016 decise come il Muro del Pianto di Gerusalemme non avesse mai avuto a che fare con l’ebraismo, se mai con l’Islam; come il Monte del Tempio, l’HarHaBait, non avesse avuto a che vedere con l’ebraismo, se mai con l’Islam; come il Muro occidentale, il Kotel Hamaaravì, dovesse immantinente chiamarsi Al Buraq, dal nome del cavallo di Maometto. Quando, alle Nazioni Unite, questa titanica scalata alle vette del sapere venne messa ai voti, l’Italia si astenne. E la libera stampa del paese con in palmo di mano storia, arte e archeologia, evitò di alzare un pelo. Buona prova. Vorremmo allora ricordare come L’Unesco, presidio mondiale e vera cupola delle culture dei popoli, mantenga tuttora intatte le nobili decisioni stabilite in quel 2016. Tutto è rimasto uguale, per la comunità di sapienti internazionali con sedicesime, diciassettesime, gratifiche, scuole gratis, diciottesime, viaggi in prima, cliniche a sbafo, alberghissimi a scrocco, vacanze qui o volendo là, fanghi a Chianciano (non sono tutti intelligentissimi) e lussuose magioni incorporate. Chi maneggia davvero l’istruzione riconferma il già detto e sceglie di applicarsi ora a questioni maggiori. Proprio in questo periodo, l’Unesco sta insegnando ai ragazzi del mondo, sempre estasiati davanti al genio, che la Fornarina di Raffaello era una vecchia bagascia del New England bocciata da Hefner all’esame da coniglietta.
P.s. Alain Elkann. Cioè: uno ti dà una mano, ma pure due, per rilanciare la lotta di classe in Europa e i nostalgici della lotta di classe, scemi più di Alain e con lino almeno pari, a dire che non lo doveva fare perché è ridicolo. A cagare, devono andare.