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Gad, quando torni dalle vacanze?
È normale, voi dite, va sempre così, quel velo di malinconia che cala quasi in uno col velo che fa ombra al sole, i pomeriggi presto finiti, la spiaggia svuotata. Dovrei arrendermi allo spleen?
Ma è normale, voi dite, va sempre così, quel velo di malinconia che cala quasi in uno col velo che fa ombra al sole, i pomeriggi presto finiti, la spiaggia svuotata, così tristemente altra da un litorale vuoto, e in fondo in fondo la fine di niente, perché così può sembrare, eppure di mille cose: di una persona rara che non rompe i maroni e rivedrai chissà quando; o della compagnia che pur sempre ti regala sentir parlare tutti i giorni per due mesi di Cerbero; o della scoperta dei tornadi nostrani finalmente conquistati come all’America, o del subitaneo precipitare dal cielo dei meloni, ma meglio, delle angurie di ghiaccio. E’ normale, voi dite però, è la noia del mondo che ripropone se stessa, si chiamano stagioni e sembrano talora, perfino, quelle famose mezze già scomparse per antropica colpa. Ed è vero, ammetto io, è vero, vero, è tutto vero. Dovrei quindi rassegnarmi a un lungo spleen. Certo, come il vostro, ma prima dite: a chi di voi manca, come manca a me, un Gad che neppure so quando finirà le vacanze, o sulla barca di chissà quale minchioniazzo stia fingendo di ragionare?