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Futilità alla seconda
Un inesorabile j’accuse di Galli della Loggia sul Corriere
La futilità nell’affrontare le questioni più gravi, la fatuità di ripetersi di continuo in maniera tanto più frustrante quanto più gratuita e inutile. La futilità, per dirne una, dell’infinito mugugno sulle liste di attesa del Servizio Sanitario nazionale che si rinnovano per partenogenesi; la futilità dei soliti discorsi contro la burocrazia invasiva e onnipresente; contro i tempi infiniti della giustizia che giunge dopo cent’anni a sentenza definitiva; e sui i migranti, dei quali tutti conosciamo tutto senza cavare un ragno dal buco. Insomma, la denuncia meticolosa e razionale dell’inazione degli uomini con incarichi pubblici, o partitici, i quali da decenni fanno appunto della futilità il loro totem, e non propongono un’idea, non avanzano un’alternativa, vagano, cianciano, inciampano e si compiacciono di chiudere il vento nel pugno. Davvero un inesorabile j’accuse contro la futilità come malattia cronica del Belpaese, scritto nel più futile dei modi per l’articolo più futile che il professor Galli della Loggia abbia mai scritto sul Corriere.