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A proposito degli ostaggi
Dalle Fosse ardeatine ad Aldo Moro. Pare di ricordare che per noi mai le persone rapite furono oggetto di spasmodica preoccupazione
Gli ostaggi, già. Gli ostaggi in tempo di guerra. A me pareva di ricordare che, per non aver ceduto sugli ostaggi delle Fosse ardeatine, sopravvivesse un orgoglio dell’antica Resistenza e dei nuovi resistenti, giusto, sbagliato, ma un orgoglio che dura comunque tuttora. Si trattò di 335 esseri umani , tra cui 70 ebrei, sacrificati nel nome del diritto, superiore? inferiore? alla libertà di conquistare la prerogativa di esistere, prima, e subito dopo alla facoltà di vivere liberi. Mi pareva di ricordare che Aldo Moro, un ostaggio che voleva campare con tutte le sue forze, venne impedito alla vita nel nome di una guerra che a fronte di quella di Israele non andrebbe commentata per semplice decenza. Mi ricordo perfino di alcuni giganti civili i quali, abbastanza protetti dal pericolo, avvisarono moglie e figli che, fosse toccato a loro, a una trattativa non si sarebbe dovuto nemmeno accennare. Preferibile una morte da eroi. Non ne vennero sfiorati, forse lo supponevano. Pareva insomma di ricordare che per noi, gli ostaggi, mai furono oggetto di spasmodica preoccupazione, salvo un Cirillo troppo saputo, o un Dozier troppo dovuto. E succedeva, ciò, tanto nella guerra vera quanto in quella per modo di dire. Ma in effetti che c’entra? Mica siamo ebrei.
P.s. Dimenticavo. Sembra infine di ricordare come alle famiglie intenzionate a trattare per far vivere il proprio caro, venisse bloccato il conto in banca. A quelli di Tel Aviv, che nulla possono, vogliono anche vietare un cazzotto eventuale. Postumo.
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