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Il Papa è in via di scioglimento come le montagne
Forse per il Pontefice è arrivato il momento di ritemprarsi, magari in una caserma di Tel Aviv o Kyiv
Franca vorrebbe viaggiare, andare al cinema e a teatro, io no; a qualche concerto, io no; Franca trova normale che alla presentazione di qualche libro ci si possa perfino presentare, io meno, poi pensa che qualche aperitivo si potrebbe saltare e io l’opposto. Aggiunge però, Franca, che un periodo di vacanza in montagna ritemprerebbe entrambi. Potrebbe aver ragione. Peccato la montagna. Le casette esibiscono balconcini affollati da gerani di plastica ipernutriti come il foie gras di un’oca e spinti a far rivivere villaggetti con tre nativi per finta e un milione di turisti immersi fino alle orecchie nella neve posticcia, sparata da cannoni fasulli e spacciata per doc. Ci ricorda qualcuno, una montagna così ridotta. L’autenticità, la granitica sincerità, la forza cristallina e la generosità senza limiti di un Papa Ciccio in via di scioglimento, con la carota pendula su quel simpatico faccione da papazzo di neve. Anch’egli ci spinge a ritemprarci nei posti e nei modi che gli somigliano. Non ditegli questa, perciò. Esploderebbe di rabbia, non la vuol sentire. Gli si saldano i timpani ad ascoltare come un cattolico per bene, sbandato, potrebbe tornare in forma e ritemprarsi, più che ad Assisi, in una caserma di Tel Aviv. Anche di Kyiv.
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