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Floris vuole farsi allenatore. Sarebbe meglio arbitro
Un'intera vita spesa dalla parte della magistratura militante e del progressismo per finta. Il futuro del presentatore? Il calcio, a quanto pare
Trent’anni di televisione, dalla Rai a La 7, e si avvicina anche per Giovanni Floris, uno tra i più brillanti e tra i più furbetti conduttori italiani di talk-show, il momento di salutare per pensare ad altro. E così, un lunghissimo percorso professionale, quasi una vita intera spesa con abilità dalla parte della magistratura militante, del progressismo per finta nel nome della gogna affibbiata con notevole disinvoltura all’accusato mai ancora giudicato, secondo moda imposta dai potenti veri, sta per concludersi tra riconoscimenti e inchini. Pare, secondo le sue stesse parole, che appeso il microfono al chiodo, sia intenzione di Floris dedicarsi all’allenamento nel calcio, anche in alto, se fosse possibile. Questa comunque di farsi allenatore è bella, più bello ancora sarebbe se si facesse arbitro, di interpretare cioè la figura istituzionale del cornuto più cornuto tra i cornuti, è una scelta che regala al prode Giovanni un pizzico di onorevole sincerità. Alè.
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