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Tra tutti, il ladro sarebbe Fassino?
Saviano con l'anticamorra, gli atenei l'antisemitismo, Conte l'abilità. E poi la Gruber, Di Pietro, Damilano, Gad Lerner e così via
L’Anpi guida l’antifascismo, gli Elkann l’ufficio delle Imposte, Davigo la Giustizia, Travaglio il giornalismo, Santoro la buonafede, Saviano l’anticamorra, gli atenei l’antisemitismo, la Schlein la politica, Fiorello la genialità dei nuovi media, la Berlinguer la sacralità della memoria, Conte l’abilità, il vecchio Lucibello la cui profondità forense così tanto pesò per l’amico Di Pietro, quel Beccaria del trattore; il cavalier Borrelli venne piazzato lì dai socialisti ma mai ammise; il dottor Colombo, forcaiolo elegantiarum, piange di continuo sul latte versato a suo tempo; il dottor Mieli va e se ne pente, torna e se ne ripente, tanto ne pensa un’altra per cui chiedere scusa più di nascosto che può; la Gruber, con tacco 24 perfino da seduta e Damilano, ah, quel Damilano. Poi Lerner, uno di destra che, avendolo Ferrara preso a schiaffoni in un’antica tivù, aspetta da sinistra quella rivincita che non può arrivare; quindi Eugenio Scalfari, che si rubò l’Italia; poi D’Alema, che si diede di gomito per tre quarti col vignaiolo, un pezzo col velista, un pezzettino con lo scarparo e il resto con la mezza Teheran dei cappi appesi alle gru. Perfino i fratelli Ruotolo-De Rege incamerarono simpatia di traverso. Ecco, e il ladro sarebbe Fassino?