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Non ci sarà un po' di ipocrisia sui mulatti?

Andrea Marcenaro

Li chiamiamo così per via del mulo, ibrido questo tra un asino e una cavalla, laddove mezzo nero e mezzo bianco è l’essere semiumano che geneticamente lo ricorda. Ma noi continuiamo ad accanirci se si debba dire ministra o ministro

Ne vivono 75 milioni in Brasile, 7 nella Repubblica Dominicana, 6 e mezzo in Colombia, 6 a Cuba, dove rappresentano il 51 per cento della popolazione, e poi sono nel Belize, a Porto Rico, molti in Africa, se ne trovano a migliaia in  Europa e un po’ dovunque. Noi ed altri li chiamiamo tuttora  mulatti. E li chiamiamo così perché? Esattamente per via del mulo, ibrido questo tra un asino e una cavalla, laddove mezzo nero e mezzo bianco è l’essere semiumano che geneticamente lo ricorda: lui cioè, il mulatto. In Namibia e nel Sud Africa, per far prima e per intendersi al volo, lo chiamavano e lo chiamano ancora buster, dall’olandese bastardo. Per cui mulatto, bastardo, ibrido, mezzo colorato, animale inferiore e sorta di mulo dalle fattezze umane. Ma nessuno pensi per questo di cancellare quel nome, o sostituirlo. In paesi fortemente emancipati, dove con civiltà ci si accanisce se si debba dire ministra o ministro, mulatto suona comunque abbastanza carino per tutti(e).

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.