Ci siamo piegati al sushi in concomitanza con l'incrudelirsi della propaganda cinese
Abbiamo capito che è impossibile essere alcolicamente avveduti e, allo stesso tempo, politicamente solidali con il Tibet. E questo perché, a voler fare un’azione mirata e capillare di boicottaggio della Cina, a non voler essere gli ultimi a muoversi dopo Nicolas Sarkozy, ci tocca, a questo punto, favorire indirettamente il Giappone, paese che pure ci crea inquietudine preventiva, e quindi piegarci all’aperitivo-sushi – durante il quale si può forse, con molta fortuna, mangiare decentemente, ma non altrettanto decentemente bere.
Abbiamo capito che è impossibile essere alcolicamente avveduti e, allo stesso tempo, politicamente solidali con il Tibet. E questo perché, a voler fare un’azione mirata e capillare di boicottaggio della Cina, a non voler essere gli ultimi a muoversi dopo Nicolas Sarkozy, ci tocca, a questo punto, favorire indirettamente il Giappone, paese che pure ci crea inquietudine preventiva, e quindi piegarci all’aperitivo-sushi – durante il quale si può forse, con molta fortuna, mangiare decentemente, ma non altrettanto decentemente bere.
Ma siccome non siamo alcolicamente avveduti, e ci incuriosiscono persino gli orridi drinks dai nomi marittimi e dal color di colorante – tipo il “Sea breeze” azzurrognolo, per intenderci, roba che il nostro solito conoscente snob classificherebbe più in giù del mojito nella scala dei beveraggi da turista italiano all’estero – ci siamo piegati al suddetto aperitivo sushi proprio in concomitanza con l’incrudelirsi della propaganda cinese sulla questione tibetana. Abbiamo dunque varcato la soglia del locale Crudo (a due passi da via Arenula, dietro al ministero della Giustizia orfano di Clemente Mastella), un locale che per capriccio ci siamo sempre rifiutati di frequentare, attirandoci le ire degli amici stufi di vedersi imporre le Sorelle Ferrara – che non sono le zie del direttore di questo giornale, ma le titolari della vineria più mimetizzata e altolocata di Trastevere, dove il livello del beveraggio vinicolo risolleverebbe pure il bilancio Alitalia, se poi non si dovesse sborsare il prezzo corrispondente (al lordo degli inevitabili bis e tris). Non che Crudo sia economico – e con quel bell’arredamento da Roma che vuol sentirsi Milano, con quell’angolo-dj, con quelle luci, si capisce perché. Certo è che noi al sushi di Crudo, nascosto sul bancone tra risi e bisi, continuiamo a preferire le crocchette, le mini-mozzarelle, le rare ostriche e le abbondanti pizze delle Sorelle Ferrara, tipe che neanche sotto tortura metterebbero in menù cocktail azzurrognoli e musica techno – epperò questa, in un’azione contro la censura cinese antimodernista, è una grave mancanza. A meno che le Sorelle non si decidano a inserire il sushi tra le mozzarelle abituali, dando così pure uno schiaffo morale agli asiatici diffidenti, quelli che ora boicottano ciò che proviene dalle campane terre di monnezza.
Il Foglio sportivo - in corpore sano