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Aperitivisti (rutelliani e no) uniti: "Adesso emigro"

Marianna Rizzini

“Adesso emigro”. Questa da oggi sarà la frase da aperitivo (rutelliano e no). La vittoria di Alemanno non c’entra, e d’altronde l’animo aperitivista, che alberga in ogni polo e in ogni partito, al secondo bicchiere dimentica gli steccati (sempre che non venga toccato il diritto d’aperitivo, come si è visto per le ordinanze prefettizie veltroniane anti alcool, durante le partite – che c’entri qualcosa con l’esito del voto?). No. La questione è più seria. Siccome sono due settimane che tutti parlano di Roma, la gente che cosa fa? Si butta a Roma. E la gente che si butta a Roma prende aperitivi a gò-gò.

“Adesso emigro”. Questa da oggi sarà la frase da aperitivo (rutelliano e no). La vittoria di Alemanno non c’entra, e d’altronde l’animo aperitivista, che alberga in ogni polo e in ogni partito, al secondo bicchiere dimentica gli steccati (sempre che non venga toccato il diritto d’aperitivo, come si è visto per le ordinanze prefettizie veltroniane anti alcool, durante le partite – che c’entri qualcosa con l’esito del voto?). No. La questione è più seria. Siccome sono due settimane che tutti parlano di Roma, la gente che cosa fa? Si butta a Roma. E la gente che si butta a Roma – amici di Alemanno ansiosi di festeggiare, nemici di Alemanno ansiosi di sbronzarsi, giornalisti dei quotidiani del nord al seguito delle molte matricole parlamentari concittadine, pontieri (nel senso ultrapolitico dei ponti del 25 aprile e primo maggio: trattasi di turisti a gruppi di dieci, minimo), attori e registi rimasti a Roma dopo la cerimonia dei David di Donatello per presidiare (invano) il terreno e scongiurare la vittoria del ticket Alemanno-Squitieri, milanesi in cerca di primavera – prende aperitivi a gò-gò, intasando i locali centrali, al punto da rendere impossibile persino la fruizione di un poco inflazionato Carpano con oliva, suggeritoci da un intenditore, o di una blasfema birra (non si beve birra all’aperitivo se non per cause di forza maggiore, lo diremo fino allo sfinimento. E dunque la voglia d’esilio spinge l’aperitivista quantomeno fuori dalle mura, al bar Pigneto 41, zona pedonale all’inizio della Casilina, l’unica somigliante a Trastevere quanto basta per soddisfare i viziati del centro storico (eccoci). Lì, nascosti tra un finto designer e un vero documentarista (sedicenti designer e veri documentaristi sembrano concentrarsi al Pigneto), si può sognare di spingersi ancora più lontano, in quel di Napol e precisamente al Culti di via Poerio, una specie di istituto di bellezza-enoteca costruito sul palcoscenico di un ex teatro – e sai quanto puoi bere senza sgomitare (visti i prezzi, alticci come un aperitivista al terzo drink). E perché non approdare al solito (per i napoletani) caffè letterario Intra Moenia di Piazza Bellini, che ai romani ricorda tanto Roma? E infatti i romani lì si innamorano, del locale e delle ragazze presenti, raffinatissime. Peggio va alle romane con i ragazzi, non tutti all’altezza del luogo, a nostro modesto parere. A un alemanniano che voglia emigrare – rarità, oggigiorno, ma non si sa mai – si consiglia altresì il Farinella di via Alabardieri, un angolo di Parioli trasportato al sud (per clientela ed esosità, entrambi molto “Roma nord”).
P. S. Preghiamo il nuovo sindaco di non fare spoyls system in zona menù: non siamo disposti ad accettare l’esclusione dell’alternativo mojito in favore del più destrorso Bloody Mary.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.