Come riprendersi dalla notizia del "vino in cartone" emigrando a Ostia o partecipando all'aperitivo dei numeri primi nel ragusano
Che sia un effetto perverso della seconda crisi del ’29, come direbbe il ministro Giulio Tremonti? Fatto sta che il via libero del governo al vino nei cartoni, per quanto economicamente accorto, ci pare aperitivisticamente inaccettabile. Come se non bastasse, giunge improvvisa a rabbuiare l’happy hour la campagna allarmistica del Corriere della Sera, edizione romana.
Che sia un effetto perverso della seconda crisi del ’29, come direbbe il ministro Giulio Tremonti? Fatto sta che il via libero del governo al vino nei cartoni, per quanto economicamente accorto, ci pare aperitivisticamente inaccettabile. Come se non bastasse, giunge improvvisa a rabbuiare l’happy hour la campagna allarmistica del Corriere della Sera, edizione romana. Si parla di “fiume di mojito” che allaga il litorale laziale. Addirittura. Di Fregene abbiamo detto nella puntata precedente – il mojito abbonda, ma il pericolo principale sono i tipi abbigliati in look finto-spiaggia del locale Singita (si finisce inconsciamente per copiare, agli apertivi successivi, il look finto-spiaggia: top a uncinetto, camicia trasparente, lino asimmetrico, nei casi peggiori stivale con minigonna). Quanto a Ostia, visto che ci siamo, l’aperitivista scrivente approfitta per dare voti: meglio il vecchio “Er Zagaia” di “Corallo Beach”. “Er Zagaia”, al cancello 9, è nazional-popolare e aperitivamente corretto: sono accettati etero, gay, famiglie con bambini e trans. Peccato per i vini (terribili), ma quelli in cartone minacciati dal ministro Luca Zaia saranno peggio, ohimé. Immune dalla minaccia cartone sembra invece l’happy hour in località Portopalo, Sicilia, davanti all’isola di Capopassero. Da una mail arrivata, non si sa come, all’aperitivista scrivente, si apprende che, nella suddetta località, giovedì 7 agosto, alle ore 18, sulla terrazza volgarmente detta “scalo mandrie”, avrà luogo un aperitivo a inviti “non strettamente personali” – cioè a imbuco libero, si deduce, per pochi euro – a base di stuzzichini cucinati da cuochi di grido, caciocavallo e vino a fiumi che nemmeno il mojito sul litorale laziale. I promotori dell’evento, “scrittori, intellettuali, giornalisti, chef e soprattutto siciliani”, si legge nel comunicato, promettono brindisi a una scrittrice, a una mamma e al 7 agosto, “perché è un numero primo, e quest’anno i numeri primi, in tutta la loro solitudine, sono vincenti”. Si chiede inoltre ai futuri avventori di vestirsi o di bianco o di nero (nessun rischio di look finto-spiaggia, dunque). L’appuntamento, par di capire, ha anche un lato paesaggistico, nel senso della tutela del paesaggio, ma forse si sarà troppo ubriachi per parlarne. Di sicuro non si berrà vino in cartone. Fossi in Sicilia, ci andrei.
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