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IL “Millionaire no more mojito" oscura il primo aperitivo di Obama (e l'ordinanza di Alemanno)

Marianna Rizzini

L’aperitivista scrivente, per definizione, dovrebbe essere sinceramente colpita dalla notizia che all’Obama Day giungeranno ben seicento bottiglie di Prosecco trevigiano per il primo aperitivo presidenziale. Eppure non ci riesce. Perché oggi la notizia è un’altra.

L’aperitivista scrivente, per definizione, dovrebbe essere sinceramente colpita dalla notizia che all’Obama Day giungeranno ben seicento bottiglie di Prosecco trevigiano per il primo aperitivo presidenziale. Eppure non ci riesce. Perché oggi la notizia è un’altra: esiste un “Millionaire-no-more mojito”, come scrive Vanity Fair (versione Usa, naturalmente). Ce lo segnala con prontezza il nostro critico cinematografico Mariarosa Mancuso, nota aperitivista itinerante. Il mojito della crisi, chiamato appunto “no-more-millionaire”, a un’analisi accurata si rivela però un ossimoro: oltre al rum, al lime, alla menta e al ghiaccio (non troppo), compare infatti la variante Moët & Chandon. Vanity Fair consiglia cioè di aggiungere champagne al drink che evoca, nell’ordine: Hemingway (per i più colti), il sole (per i poco fantasiosi), i bivacchi all’aperto (per gli under 30), i chiringuiti delle spiagge spagnole (per chiunque sia stato una volta nella vita a Formentera, che sia un calciatore, una velina o un giornalista del Foglio). L’aggiunta di champagne presuppone l’accettazione dell’ossimoro: come fa un mojtio di crisi essere a base di champagne? E allora o si fa un brindisi alla faccia dei poveracci investiti dalla crisi oppure si fa un brindisi con l’ultima bottiglia di champagne rimasta in casa prima del pignoramento causa mutuo non pagato. Nel dubbio, propendiamo per una terza ipotesi: bere il suddetto mojito corretto come ultimo sorso di consolazione per gli avventori dei bar del centro storico di Roma, colpiti come consumatori di aperitivi non dalla crisi ma dalle ordinanze del sindaco Alemanno (non si beve all’aperto dopo le ventuno, non si beve e basta dopo le due). Ma allora il mojito corretto (per mimetizzarsi e non incorrere nella multa: danno e beffa) dovrebbe essere corretto, per l’appunto, con un liquido meno appariscente del giallognolo champagne (Moët o non Moët che sia).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.