Juve-Roma, il problema è che Rocchi ha perso subito credibilità
Come avrebbe diretto Rocchi, ieri sera in Juve-Roma, lo si è capito non molto dopo il fischio d'inizio.
Maurizio Mattei, storico designatore della vecchia Serie C (e per un anno pure di A e B), diceva che per capire come l'arbitro avrebbe diretto la sua partita bastava guardarlo lanciare in aria la monetina. Il più, chiosava Mattei, era fatto. Come avrebbe diretto Rocchi, ieri sera in Juve-Roma, lo si è capito non molto dopo il fischio d'inizio. Non importa se Totti ha tirato la maglia per primo a Liechsteiner né se il fallo di Pjanic era dentro o fuori. E neanche se Maicon ha alzato il gomito per proteggersi e – ammesso che il gesto fosse volontario – se fosse stato dentro o fuori dall'area. La frittata, Rocchi, non l'ha fatta giudicando questi casi, ma correggendosi in occasione del primo penalty juventino. Ha perso credibilità. Prima fischia sicuro un calcio di punizione dal limite, quindi (attorniato da uno sbraitante Pirlo e da altri bianconeri), cambia idea e dà il rigore. Non convinto per nulla, bastava notare il suo sguardo alla ricerca continua di aiuti mai arrivati. Il punto è che non si capisce il perché della giravolta. Chi gliel'ha detto che era rigore? L'eccellente assistente di linea Faverani aveva l'occhio sul penultimo difendente, come da regola. L'omino messo a guardia della porta non poteva far nulla. Rocchi era l'unico piazzato bene. Forse, se avesse usato lo spray, avrebbe avuto qualche punto di riferimento. Un gran peccato che la sua partita sia finita al 28' del primo tempo.
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