Occupare per crescere L’Act di Alfano per liberare il lavoro dai sindacati. Parla Sacconi Il Nuovo centro destra, il partito dei fuoriusciti del Pdl che appoggia il governo Letta, oppone alla pianificazione regolatoria del “Jobs Act” di Matteo Renzi un piano per il lavoro che vorrebbe modernizzare un mercato ingessato da burocrazia e ingerenze sindacali. L’intenzione è di dare alle imprese e ai lavoratori la massima libertà e flessibilità di contrattazione, conciliando le rispettive esigenze a seconda del contesto economico. 14 GEN 2014
Perché nessuno stronca il Jobs Act di Renzi Il documento sul lavoro reso noto via mail da Matteo Renzi, non senza “un sorriso” a timbrare e umanizzare la novità, è stato accolto – soffietti a parte – con una notevole diffidenza. E’ generico, improvvisato e va riscritto con maggiori competenze, ha osservato sia pure con tono rispettoso Pietro Ichino; è tutta fuffa, secondo il focoso e chirurgico Renato Brunetta; è bene ispirato, ha molte idee che vanno nella giusta direzione, ma è un manifesto politico o bandierina ideologica più che un atto di governo della società, secondo i liberisti dell’Istituto Bruno Leoni. Ferrara L’Act mancato di Matteo 10 GEN 2014
“Alitalia? E’ il cavallo di Troia degli emiri per assaltare i cieli europei” Da quando il mercato europeo dell’aviazione civile è stato liberalizzato nel 1997, i vettori low cost, come easyJet e Ryanair, sono cresciuti enormemente sia per stazza sia per passeggeri trasportati. I ceo delle compagnie tradizionali forse avevano sottovalutato l’impatto dei nuovi arrivati e, in cerca di profitti, si sono “allungati” sulle tratte intercontinentali dove i low cost non arrivano, il cosiddetto lungo raggio. Ma è abbastanza per ritenersi al sicuro dalla competizione globale alla luce dell’ascesa delle danarose, competitive e giovani compagnie del Golfo come Emirates, Qatar Airways e Etihad che è in trattativa per acquisire una quota in Alitalia? 08 GEN 2014
Parla Bombassei Cari industriali, il successo di Marchionne è una lezione per tutti La cavalcata di Sergio Marchionne, assieme a John Elkann, che trasformerà Fiat in una multinazionale di rilevanza globale tramite la fusione con Chrysler è “stata un’operazione eccezionale della quale, come italiani, dobbiamo essere orgogliosi; una medaglia al petto”. La speranza è che ciò serva da lezione a politici, sindacati, e industriali che, negli ultimi quattro anni, hanno delegittimato – ma sono stati dribblati – il chief officer transnazionale italo-canadese, al quale invece il governo americano ha affidato la ristrutturazione di quella che è diventata la settima Casa automobilistica del mondo. L’accordo con Obama è stato il “primo e fondamentale risultato politico di Marchionne”. 04 GEN 2014
“Molta finanza e poca industria nell’accordo Fiat-Chrysler”. Parla Guido Viale Non è tutto un coro di elogi e, in qualche caso, peana quello che arriva alle orecchie di Sergio Marchionne, artefice dell’accordo che porterà Fiat a possedere il 100 per cento di Chrysler con meno capitale (4,3 miliardi di dollari) di quel che si aspettava la maggior parte degli osservatori. C’è chi come l’economista ed editorialista del manifesto, Guido Viale – notoriamente scettico sull’operato industriale del manager chiamato nel 2004 a risanare il gruppo – vede nell’operazione d’oltreoceano poche opportunità per il (depresso) mercato dell’auto italiano in termini di investimenti e produzione. Ferrara Marchionne è un caso politico - Cingolani Eredi Agnelli International - Bertone La scommessa di cambiare pelle a Fiat con le auto di lusso - Bonanni La Cisl è con Marchionne da sempre, il suo successo ci ripaga degli insulti 03 GEN 2014
Perché i tedeschi non temono l’inflazione, anzi la snobbano Ai timori dei tedeschi circa un rialzo repentino dell’inflazione non sono seguiti i fatti. E il complesso iperinflazionistico di cui la Germania è stata succube per gli ultimi novant’anni sta scemando anche tra la popolazione. Lo dimostrano i sondaggi e i commenti degli esperti raccolti dall’agenzia stampa Bloomberg il 29 dicembre. L’inflazione pare scomparsa dalle statistiche dei paesi dell’Ocse. In Europa il maggiore problema è il suo contrario, cioè la deflazione. 02 GEN 2014
Quei poteri catto-confindustriali dietro l’operato di Mansi Per la seconda volta nella sua carriera di banchiere, l’attuale presidente del Monte dei Paschi di Siena Alessandro Profumo è stato messo all’angolo dalle fondazioni e dalla cosiddetta finanza bianca. Due anni fa si è dimesso da Unicredit su pressione delle fondazioni d’impronta leghista ed ex democristiana come Cariverona e Crt, contrarie a un’ascesa dei soci libici nell’azionariato. Sabato scorso la Fondazione Monte dei Paschi di fatto l’ha sfiduciato ma non ha preteso le sue dimissioni. 01 GEN 2014
Perché al colosso Etihad piace più Fiumicino che l’Alitalia Sono passati tre mesi da quando Alitalia ha chiesto al governo di adoperarsi per sostenere un vitale aumento di capitale (tuttora in fieri) e di cominciare a sondare altri vettori in cerca di un partner alternativo al socio storico Air France intenzionato a disimpegnarsi (pur senza perdere il legame con Alitalia mantenendo i suoi uomini in cda). Ieri è arrivata la conferma che le trattative tra la compagnia di bandiera italiana e il colosso degli Emirati Arabi, Etihad Airways, sono in corso. 20 DIC 2013
Ops, è scomparsa l’inflazione. Ora il problema è farla tornare Dall’inizio della crisi con tutto questo interventismo delle Banche centrali, analisi e commentatori hanno più volte segnalato il pericolo di una crescita esponenziale dell’inflazione in tempi più o meno rapidi. Ebbene in cinque anni, nel mondo sviluppato, è successo esattamente l’opposto: l’inflazione sembra scomparsa, l’indice dei prezzi al consumo nei 34 paesi Ocse è sceso di 3,5 punti dal 2008 a oggi, ed è all’1,5 per cento (depurato da costo di energia e cibo). 19 DIC 2013
Perché riformare il sistema bancario riguarda anche Letta Le criticità che minano alcune aree del sistema bancario italiano non sembrano preoccupare il governo. Il tema della ristrutturazione del mercato creditizio nazionale non è stato affrontato nemmeno nel discorso con cui ieri il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha ottenuto la fiducia alla Camera dei deputati. Ma fino a quando il premier potrà trascurarlo? 12 DIC 2013