Anna Achmatova, poetessa russa, diede fuoco ai suoi versi per salvarsi la vita. La vedova di Osip Mandel’stam, poeta morto nel gulag in Siberia, mandò a memoria tutta l’opera del marito, perché aveva paura della carta. La carta viene scoperta, i libri vengono bruciati. Perché sono pericolosi: cambiano le persone, provocano qualcosa dentro. Uno spazio di libertà personale, un sogno, una scintilla. Anche un’idea piccola, quella di un amore appassionato, il sogno che sta dentro un romanzetto da nulla, ma crea disordine, turba l’animo.