Il matto Oscar “Gianninov” e il vecchio tema liberale della pazzia Chissà se Emmanuel Carrère getta un occhio alle cronache italiane. Dopo aver dato consacrazione romanzesca all’ergastolano Jean-Claude Romand, che si finse medico per decenni e una volta scoperto sterminò tutta la famiglia, l’autore dell’“Avversario” potrebbe incapricciarsi del nostro genio minore (e innocuo) dell’affabulazione e della millanteria, e offrire ad Adelphi il bestseller della prossima stagione: “Gianninov”. 22 FEB 2013
Concita e i suoi fratelli Bentornata, realtà. Non ci eravamo accorti che te ne fossi andata, ma bentornata lo stesso: ti uccideremo il vitello grasso. Fortuna che le grandi correnti spirituali del nostro tempo si diano convegno sulle colonne di Repubblica, e che lo Zeitgeist, pur soffiando dove vuole, abbia sempre la cortesia di inviare un suo refolo diplomatico dalle parti di via Cristoforo Colombo. E così, nella stessa congiuntura storico-destinale in cui Maurizio Ferraris riscopriva (o ribolliva) il realismo filosofico sotto il coperchio del “New Realism”, Concita De Gregorio dava nuovo lustro letterario al neorealismo, caduto in desuetudine dagli anni del boom economico e riconsacrato con il suo ultimo libro “Io vi maledico”. 18 FEB 2013
Triglia della Vucciria Così parla Ingroia. Finge di non dire quel che sa, e non sa quel che dice Ogni volta che Ingroia apre bocca, ripenso ai versi di Montale: “Le tue parole iridavano come le scaglie / della triglia moribonda”. Sissignori, un bel triglione che dibatte la coda sui banchi della Vucciria, e che sguscia via di mano a chiunque tenti di acciuffarlo. Sarà per questa qualità iridescente del suo discorso, per questo mobile e indefinito scintillìo, che mi riesce così difficile riscuotermi dall’incantesimo e staccargli gli occhi (e le orecchie) di dosso. Ancora più difficile è raccapezzarsi in quel che dice, e soprattutto in quel che non dice. 04 FEB 2013
Chi ride prima? Per quanto suoni cinico, concediamo pure che la politica sia un gioco delle parti, e che i princìpi, i proclami e le ideologie siano, come scriveva Sciascia a margine del “Contesto”, “pure denominazioni” utili al gioco. Ciò non toglie che, perché il gioco funzioni agli occhi del pubblico votante, bisogna dare quanto meno l’impressione di credere alla parte in commedia che ci si è assegnati. Un po’ di addestramento al metodo Stanislavskij (che poi, in politica, è il metodo Berlusconi) non guasterebbe in campagna elettorale. 24 GEN 2013
Erano comunisti Uno ripensa ad Achille Occhetto che si fa cacciare un tortellino in bocca da Funari, e ne conclude con un sospiro benevolente che no, a nessuno si può negare il proprio quarto d’ora di sputtanamento, la vera e agognata apoteosi che Andy Warhol non aveva saputo prevedere. Ogni politico, intellettuale, uomo pubblico scelga dunque il rituale di degradazione che più gli si addice: il catalogo è lungo. Walter Veltroni e Fausto Bertinotti, scesi ormai dalla giostra della politica, hanno oltretutto guadagnato la divina spensieratezza del proverbiale zio pazzo, che può uscire a comprare le sigarette in mutande senza dover temere più nulla, neppure il meschino spauracchio del ridicolo. 23 GEN 2013
La giustizia con le figurine La scheda di Pietro Grasso sul sito ufficiale della Nazionale italiana magistrati lo descrive come “un centrocampista tatticamente molto attento”, e conoscendo il personaggio non si fatica a crederlo. Gian Carlo Caselli, il suo storico rivale nella corsa per la Superprocura, figura invece – avevate dubbi? – nel ruolo di centravanti di sfondamento. Il fantasista Antonio Ingroia non risulta tra i convocati, e non ce la sentiamo di biasimare il ct. 29 DIC 2012
La Costituzione nel paese del melodramma Se il comico è “avvertimento del contrario”, se nasce dallo stridore percepito tra la forma e la sostanza delle cose, allora sì, la Costituzione della Repubblica italiana è un grande tema comico. Non sarà un caso se “La Costituzione di carta” del giornalista-giurista Mario D’Antonio aveva in copertina il “Popolano in maschera” del pittore verista Vincenzo Irolli: un Arlecchino che tiene in mano un libretto e lo scruta con espressione tra smagata e perplessa. 14 DIC 2012
Guardare le Polaroid di Moro. Da sordi Sacrificare senza uccidere, liberare la vittima senza versarne il sangue, che stranezza è mai questa? Eppure, si racconta, i Tatari della regione di Minussink usavano sacrificare al dio del tuono un cavallo vivo: radunati in preghiera sul luogo del rito, gli toglievano le briglie e lo lasciavano correre via. Sarà che la “frezza bianca” evoca a suo modo l’immagine di una criniera, ma l’antico costume menzionato da Calasso nella “Rovina di Kasch” sembra illuminare la sequenza finale di “Buongiorno, notte” di Marco Bellocchio: Aldo Moro sciolto dalle briglie nel sogno catartico della sua carceriera-immolatrice. 10 DIC 2012
“Ho famiglia” è la bandiera dell’Idv Non è più il tempo di Leo Longanesi, sulla bandiera dell’Italia dei valori campeggia ormai un nuovo motto: non più il celebre “ho famiglia”. “Mia moglie non è mia moglie”, dice Antonio Di Pietro, e si premura di aggiungere che suo figlio Cristiano “tutto è meno che figlio di papà”. Di chi sia moglie la moglie e di chi sia figlio il figlio, sono segreti che la giornalista Sabrina Giannini con tutta la buona volontà non sarebbe mai riuscita a estorcere al Di Pietro più evasivo e farfugliante che si sia mai visto in tv. 30 OTT 2012
Gli ulema di Palermo Se il comunismo, come voleva Lenin, è il potere dei soviet più l’elettrificazione, si potrebbe dire che per alcuni la lotta alla mafia è il potere delle procure più l’elettrificazione. Due sono infatti le categorie che adottano quotidianamente l’espressione “caduta di tensione” come parte del loro gergo professionale: gli ingegneri elettrici e i magistrati siciliani. Escludendo che al centro dei loro crucci sia l’insufficiente fornitura energetica degli uffici giudiziari, la luce che salta o le fotocopiatrici che si spengono di colpo, a quale tipo di elettricità alludono? 22 LUG 2012