Due pallottole sullo schermo e via Per una volta sono anche io “indignado”. Nell’ordine simbolico, quello che ha fatto Samaras con Ert ricorda l’immortale scena del monicelliano “Vogliamo i colonnelli”, in cui gli amici del colonnello Authomatikòs corrono negli studi Rai per annunciare il golpe ma le trasmissioni sono finite, sullo schermo c’è l’intervallo con le famose pecore al pascolo e allora un ufficiale fumantino prende la pistola e spara al televisore. Decidere senza consultare nemmeno la propria maggioranza, varare il testo di sabato pomeriggio perché nessuno possa accorgersene, oscurare di botto il segnale e spedire la polizia a presidiare i trasmettitori, è bang bang, due colpi e tutti a casa. Leggi anche Fine delle trasmissioni 14 GIU 2013
Bienvenue monsieur le fogliò E’ cortese, affabile ma un po’ algido. Più che un giornalista liberale sembra un intellò de la rive gauche. Da ieri Nicolas Beytout è anche un uomo soddisfatto: “Siamo molto contenti, siamo stati accolti bene”, dice al Foglio il direttore, fondatore e principale azionista dell’Opinion, quotidiano nella doppia veste web e cartacea, dodici pagine questo primo numero di cui quattro di pubblicità, prodotti di lusso, automobili e servizi finanziari, i soli che tirano. Al prezzo di 1 euro e 50, è il primo che si riaffaccia nelle edicole da venti anni a questa parte, che hanno visto fiorire solo i periodici specialistici e i gratuiti: per i magri tempi che corrono, è più che una avventura, è una sfida. 16 MAG 2013
Ce la faremo? Niente mistica dell’Anno zero Ce la faremo? Di grazia perché mai la prima persona plurale? Cos’è, improvvisa empatia civile? Irreprimibile desiderio di pacificazione, senso della drammaturgia perché è avvincente l’unità di luogo anche se, hitchcockianamente, stare nella stessa barca è momento di massima angoscia e nell’ombra c’è per forza un sabotatore? Ho sempre preferito battaglie politiche aperte, conflitti chiari, meglio ancora se frontali, allora pensavo che il compromesso storico fosse una iattura per tutti e così fu. Non cederò dunque alle sirene di una sua riproposizione in sedicesimo: che il governo e la maggioranza tengano mi è indifferente: non mi attendo nulla e nulla si attendono i pochissimi amici rimasti. 09 MAG 2013
Mister Barca, I presume Diego Bianchi, alias Zoro, animatore di Gazebo, grande trasmissione pop interamente dedicata alla politica (la domenica sera su Rai 3) mostra la sua faccia da Buster Keaton de’ noantri accanto a quella di Fabrizio Barca: “Ma quest’immagine del lungo termine, no, quant’è medio, va be’ quant’è lungo, curiosità mia personale, nun vojo entrà proprio nello specifico”. L’interlocutore è in giacca e cravatta e camicia bianca con colletto moscio rigorosamente non botton-down, cosa che nell’imaginario merceologico post comunista ti pone direttamente nell’upper class, fra coloro che fanno tendenza e si portano: “Guardi…”. Zoro che è compagno figlio di compagni: “Ma come, guardi”. Barca si ripiglia: “Guarda. Di Michele Un romanzo impopolare 02 MAG 2013
Però che palle il calcio figlio del pensiero unico No, Bayern di Monaco e Borussia di Dortmund che si giocano la finale di Champions a Londra, per favore no: anche il limite ha la sua pazienza. Anni fa a Manchester si scontrarono due squadre dello stesso paese, fu tutt’altro che indimenticabile, ma almeno le italiane avevano entrambe quarti di nobiltà nelle competizioni europee per club. Queste invece sanno di strapaese che svacca nella metropoli, di invasione della domenica, di sconfinamento indebito di due provinciali da molto tempo a secco delle vittorie che contano. 26 APR 2013
Il libro di Saviano sulla coca si sniffa il mondo, ma è opus incertum Ha detto, per concludere, che ha guardato nell’abisso ed è diventato un mostro. Magari fosse. Il mostro vede il male dentro di sé, non intorno a sé. Nell’incipit letto da Toni Servillo con voce monotòna nello studio televisivo di Fabio Fazio, Saviano vede invece il male degli altri, si fa voce narrante della diffidenza sociale e della vigilanza generalizzata, crede che chiunque gli stia accanto usi cocaina, se non è lui è suo padre e se non è suo padre è sua madre e se non è il fratello è il figlio e via così, il capoufficio, la segretaria, il camionista, l’infermiera, l’imbianchino, il poliziotto, l’operatrice di call center e financo il prete: fino alla conclusione, metaforica e degna del migliore Ingroia che siccome non puoi non sapere, se dici di non sapere o menti oppure anche tu fai uso di cocaina. 24 APR 2013
Aridanga D’Alema "Aridanga”, faccio di nuovo endorsement, sette anni dopo. Doppio, diciamo che vale anche per il 2020 in caso di matura scomparsa. Per la presidenza della Repubblica un solo nome: Massimo D’Alema. Da eleggere alla prima votazione e tanti applausi. Detestato da tanti, malvisto da troppi, è l’uomo giusto per il Quirinale, la sua febbrile divorante ambizione qui si appagherebbe e potrebbe finalmente dare al paese il meglio di sé. E checché se ne pensi, è tantissimo. Sul piano simbolico significherebbe anzitutto il ritorno orgoglioso di una politica vilipesa e tenuta sotto schiaffo. 18 APR 2013
Ma Tony Blair no La spettrale impotenza della sinistra europea (à la Bersanì-Hollande) Un tempo sembrava plausibile che la sinistra potesse portare i paesi europei a richiudere la parentesi di un neoliberismo considerato socialmente devastante e a ritrovare il conforto di uno sviluppo solidale, generoso, egualitario. Magari con qualche tassa in più ma pur sempre irrobustendo un modello di welfare unico al mondo. Oggi non più. Dove ha appena governato, ad esempio in Spagna, è scomparsa dai radar, lasciando una sola traccia, i matrimoni gay. Dove sta ancora governando, come in Francia, rischia di colare a picco. In Germania dove la Grosse Koalition è finita da quattro anni, i socialdemocratici sono all’opposizione e rischiano di starci per otto anni. 05 APR 2013
Waldo, l’orsetto cazzuto portavoce dell’antipolitica: non c’è ma prende voti Si chiama “The Waldo moment”, visibile su Sky Cinema con il titolo “Vota Waldo”: è una delle nuove fiction della serie “Black Mirror” creata da Charlie Brooker, brillante giornalista quarantenne del britannico Guardian. Par dare un’idea, un episodio della passata stagione raccontava il sequestro della principessa del Galles. Per mano non di un terrorista, non di un criminale, ma di un artista fallito che la libererà solo dopo che il primo ministro si sarà accoppiato in diretta televisiva con una scrofa. “The Waldo moment” è andato in onda su Channel Four la sera del 25 febbraio e nessuno può salvarci dall’accostamento: Waldo è un’immagine televisiva, un orsetto virtuale che parla e si muove sullo schermo, un attore ne comanda i movimenti e gli presta la voce. 25 MAR 2013
La giustiziera Ma come, i parlamentari del Pdl si presentano al Palazzo di giustizia di Milano perché non ne possono più di vedere il proprio leader sotto schiaffo, esposto al rischio di eliminazione politica per mano giudiziaria, tra minacce di condanne e di interdizione dai pubblici uffici, umiliato da una procura che chiede visite fiscali, manco avesse di fronte un criminale incallito e non l’ex presidente del Consiglio. Ma come, un partito che rappresenta molti milioni di elettori, fa sapere di essere pronto se necessario a ritirarsi su un nuovo Aventino, disertare l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento e del nuovo capo dello stato, gesto senza precedenti nell’Italia repubblicana, e non succede nulla? 11 MAR 2013