Brindisi sguaiati e feticismo. Quelli di Piazzale Loreto Votata la decadenza del Caimano c’è chi brinda (reduci del Popolo Viola al grido di “in galera!”; ma anche deputati grillini con prosecco alla buvette) e c’è chi espone lo striscione (“Fuori uno, tutti a casa”, dice quello dei Cinque stelle). C’è chi parla di “storia criminale” (intervento della capogruppo di M5s al Senato Paola Taverna, applaudita per aver definito il Cav. uno che per vent’anni ha “architettato reati”). C’è, insito nel giorno della decadenza, un giorno dello sberleffo e della gogna, gogna più sottile e ambigua di quella epidermica del novembre 2011, quando Silvio Berlusconi, poco prima dell’avvento del governo Monti, era stato accolto al Quirinale da una folla cupamente euforica (“buffone, buffone”, era il grido, con lanci di monete). 28 NOV 2013
Grillo teme un V-Day fiacco e lo irrobustisce con supercazzole economiche Non si può sapere se una piazza sarà piena o mezza-piena, ma uno che neppure un anno fa riempiva con folle oceaniche le piazze del profondo nord e del profondo sud non può rischiare, domenica prossima, di ritrovarsi ridimensionato in casa, in quel di Genova. E infatti Beppe Grillo, in previsione del terzo V-Day (il primo dicembre), e visti anche i non-successi delle amministrative trentine e lucane, sta tentando di aggredire l’evento con un approccio a tre punte. 26 NOV 2013
Perché nessuno difende più i Cinque stelle? Chiedere direttamente a Grillo Michele Serra si è stufato di “giudicare con indulgenza” la “modesta caratura culturale di parecchi eletti delle Cinque stelle”, visto che i medesimi hanno chiesto alla commissione Cultura della Camera di cancellare l’attributo “socialista” per Giacomo Matteotti e di rimpiazzare la parola “socialismo” con “la ridicola perifrasi ‘cultura sociale, economica, ambientale’” (Serra, nella sua “Amaca” su Repubblica, si chiede altresì che cosa possa aver spinto a tanto i Cinque stelle: forse il fatto che Grillo associ storicamente la parola “socialista” a “ladro”? 22 NOV 2013
Botte No Tav a Campo de’ Fiori, con tutti i problemi di lessico e di sostanza “Non è il lunedì a fare schifo, ma il lavoro: reddito per tutti”: il volantino gigante, un inno all’abulia più che alla lotta, viene passato di mano in mano in tante copie, nell’imminenza del sit-in dei No Tav e dei Movimenti per la casa a Campo de’ Fiori. (Poi il sit-in si farà tentativo di corteo contro il blocco di polizia a via dei Giubbonari, davanti alla storica sezione del Pd danneggiata a margine degli scontri – scontri con fioriere a far da barricate, bombe carta, fumogeni, feriti e una quasi-contemporanea azione di disturbo al Cipe e alla sede nazionale del Partito democratico, nemico per via del voto sul caso Cancellieri). 20 NOV 2013
Il Pd, i forzati delle primarie e quell’inconfessabile repulsione per i gazebo Dicevi “primarie” e la gente si illuminava: erano la panacea, la formula attira-elettori (o audience), il panno che spolvera e lucida, l’anticipo del mondo nuovo. Ma ora, nel Pd, dici “primarie” ed è come se il mondo nuovo fosse gravato da una specie di palla al piede: “Dobbiamo votare ancora?”, sbuffano mesti molti militanti (e a Roma un iscritto dice: “Se vota, se vota. E se nun se vota, semo lì a decide quando vota’”): militanti esacerbati, certo, dal clima pre-congressuale, dal pasticciaccio delle tessere gonfiate e dall’onda lunga del voto mezzo-vinto e mezzo-perso di febbraio, ma anche dal susseguirsi incessante di consultazioni “a mo’ di primaria”, come dicono i resistenti non renziani 08 NOV 2013
Moro e le verità sepolte (dal ridicolo) “Amico è Platone, più amica è la verità”. Sul suo blog dice di rifarsi a questa massima di Aristotele, Ferdinando Imposimato, ex giudice istruttore in processi di mafia e terrorismo, star della rete e ancora prima della tv (a “Forum”), candidato alle “quirinarie” grilline e autore di libri complottisti sul caso Moro ora in viaggio verso la categoria “fantascienza” per via di una fonte non proprio attendibile (Giovanni Ladu, indagato per calunnia dalla procura di Roma). Ferrara Com'è fatta l'Italia pataccara 07 NOV 2013
Magnoni a lezione di economia. I grillini tra “Vday” e parenti Lo deve ripetere anche a se stesso, Beppe Grillo, quel “siamo già oltre” che ha preso come nuovo slogan (e ieri infatti lo ripeteva in video dal suo blog, con inconsueta giacca blu – “i miei a casa non mi hanno riconosciuto”, ha detto). Lo deve ribadire appena possibile, Grillo, tra un invito e l’altro a dimettersi al ministro Cancellieri, che lui e i Cinque stelle sono “oltre” e che tutto il nuovo del mondo – specie dal punto di vista della comunicazione – verrà spiattellato anche ai sordi e ai ciechi della casta la sera del primo dicembre. 06 NOV 2013
Il format che scricchiola. La piazza e i blitz di Grillo come Miss Italia? Questione di format: a un certo punto comincia a scricchiolare (anche se fino al momento prima pareva eterno). Si va avanti una stagione, due stagioni, tre stagioni, poi stop (come con il GF e Miss Italia). E allora forse questa è anche materia per Beppe Grillo, uscito non proprio vittorioso, dopo l’ennesima ripetizione del format “piazza più urlo”, dalle amministrative in Trentino-Alto Adige (5,7 per cento a Trento e poco più del 2 per cento a Bolzano, zone dove alle politiche il M5s sfiorava rispettivamente il 20 per cento e l’8 per cento – uno scenario simile a quello delle amministrative di primavera, con Grillo molto al di sotto del livello-politiche). 28 OTT 2013
Grillo a Trento sogna un vaffa che vada “Oltre”. Basta dimenticare Roma Che abbiano “dato buca” oppure no, non si sono fatti vedere a Roma neanche stavolta, Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, in quel pomeriggio di mercoledì in cui erano più o meno attesi da una parte dei loro eletti, gli stessi eletti che poi hanno fatto capire di avere, di nuovo, altro di meglio da fare (“preferiamo più avanti”, hanno detto, versione gentile della frase di una settimana fa, il “no” all’ennesima “gita in agriturismo”). Non fa più sorpresa neanche la sorpresa, nel mondo esasperato in cui si girano e rigirano gli eletti a Cinque stelle. 25 OTT 2013
Le avventure del populismo urbano “Ignazio Marino flop”; “Ignazio Marino svegliati”, dicono a Roma, con varie gradazioni, i partiti amici e nemici del sindaco, i passanti e i giornali (non solo il Messaggero, avverso fin dall’inizio, ma anche, in modo meno tranchant, il Corriere della Sera e Repubblica). Marino a Roma c’è arrivato sull’onda del “daje”, slogan di lancio del suo programma di populismo urbano e spegnimento luci (lo fa in comune quando esce dalle stanze), con salari di sostegno agli stagisti (500 euro, diceva), buoni casa (700 euro, diceva), fondi per “la fragilità sociale” e biciclette a tappeto. 24 OTT 2013