No, grazie. Lo dicono i fatti Sebbene una giornalista collettiva l’abbia definita “l’ultima puntata di questo grande serial televisivo sull’aborto in onda da tre mesi in Italia”, la splendida storia della Juno di Pordenone è tutt’altro che questo, è l’ultimo di quattro grandiosi fatti – non opinioni – accaduti in Italia dall’inizio del 2008, da quando è cominciata la moratoria contro la pena d’aborto. Non per “colpa” della moratoria e neppure, va da sé, per suo solo merito: sono la vita e la sua intelligenza che pulsano e incrinano la crosta dell’indifferentismo morale. Da nord a sud dell’Italia emerge la ribellione di fronte all’unica cosa di cui davvero non se ne può più, il maltrattamento su scala industriale della vita. Così, giunti a metà di una campagna elettorale che non decolla, nonostante il tentativo quasi unanime di silenziare il tema della vita per parlare di Alitalia, è il momento di fare il punto sui fatti grandiosi che accadono. Di aprire gli occhi sulla loro capacità di invertire l’ordine prestabilito (prestabilito da chi?) delle cose di cui ci si dovrebbe limitare a discutere. 25 MAR 2008
Centinaia secondo le agenzie, una dozzina secondo gli organizzatori L'8 marzo "musica e vagiti" di una lista pazza in piazza Farnese “Paola Bonzi è qui per una riparazione istituzionale, perché oggi 8 marzo il presidente Giorgio Napolitano si è dimenticato di ringraziare le donne che aiutano le donne”, dice Giuliano Ferrara dal palco di piazza Farnese, affollato di strumenti e bandiere, di bambini e candidati e palloncini con scritto “Aborto? No Grazie”. Invece “nel suo ispirato discorso maschile, il capo dello stato avrebbe dovuto aggiungere che la libertà delle donne non si realizza spingendole in braccio ai chirurghi negli ambulatori abortisti. E che nel mondo centinaia di milioni di bambine vengono escluse dalla vita per decisione dello stato e di uno schiavismo genetico che meriterebbe la censura e la moratoria di tutte le nazioni civili”. 08 MAR 2008
Scottie Pippen Tra Batman e Robin, lui è sempre stato Robin. Tra Spiderman e Peter Parker, lui è sempre stato Peter, stesso cuore ma niente superpoteri per arrampicarsi in cielo. Non è facile, una carriera tutta così. Per quanto una carriera fantastica, una delle cinquanta più belle carriere del basket di tutti i tempi. Diciassette anni da super fuoriclasse, da applaudito e dorato campione della Nba, sei titoli vinti a fianco di Michael Jordan nella squadra che ha fatto la storia degli anni Novanta, i Bulls di Chicago. 30 NOV 1999
Benazir Bhutto Facile non dev’essere stato per niente, per la signorina che tornava da Oxford. Che tornava da Oxford con una laurea in Relazioni internazionali e la prospettiva di una carriera diplomatica spalancata davanti ai suoi ventiquattro anni dalla professione di papà, dallo status principesco della famiglia, garantita dalla promessa del suo volto bello, nobile e regolare, dominato dalla forza degli occhi scuri e un po’ duri, se messi in relazione alla giovane età. 30 NOV 1999
Mel Gibson Essere figli di Mel Gibson è un’esperienza da cui raramente si porta a casa la pelle. E nel caso fortunato, trascinandosi dietro traumi grossi così. Al cinema, ovviamente. In “Signs”, non bastando una madre morta male e un padre predicatore in crisi, il figlio viene pure rapito dai marziani. In “Ransom”, il frugoletto è nelle grinfie di più banali banditi, e non è nemmeno il peggio che capiti. In “Arma letale”, lui è un vedovo fuori di testa e inconsolabile che si prende a cuore la storia della figlia di un amico: suicidatasi dopo aver sniffato droga. 30 NOV 1999