Caro Magris, non siamo mai andati d'accordo. Ma io ho cambiato pelle
Con Magris non siamo mai andati d'accordo. Questione di pelle. Ma io ho cambiato pelle. Non m'importa che abbia messo nel suo fondo sul Corriere un giudizio aspro e indiretto su un Giuliano Ferrara che non esiste, uno scalmanato adoratore delle piazze e della rissa.
Con Magris non siamo mai andati d'accordo. Questione di pelle. Ma io ho cambiato pelle. Non m'importa che abbia messo nel suo fondo sul Corriere un giudizio aspro e indiretto su un Giuliano Ferrara che non esiste, uno scalmanato adoratore delle piazze e della rissa. Non mi importa che sia contrario alla lista contro l'aborto e per la vita, che preferisca la battaglia culturale del Foglio allo sforzo di tenerla viva mentre si rinnovano le istituzioni, con l'obiettivo di fare una campagna superpolitica. Non gli risponderò che se ha trovato finalmente il coraggio di rispolverare a caldo l'intervista del 1981 di Bobbio a Nascimbeni, in cui il diritto di nascere è difeso “con intransigenza e per lo stesso principio per cui sono contrario alla pena di morte”, questo coraggio dipende anche dal fatto che quell'intervista è già in tipografia come il primo volantino elettorale della lista “Aborto? No, grazie”.
Vantarsi, inorgoglirsi. Due cose molto stupide. Io sono felice che una delle prime firme del Corriere si esprima liberamente, dal profondo della sua coscienza, contro l'aborto. Che valorizzi il pensiero femminile non rassegnato all'abortismo libertario e alla sua deriva moralmente indifferente, quello delle Tavella e delle Anna Bravo. Sono felice che abbia trovato le parole giuste per seminare dubbi tra i suoi molti lettori, atteggiamento radicalmente liberale, partendo da una certezza pro vita che nasce nella sua fede e si esprime nella sua capacità di ragione. Per la prima volta nella mia vita, da quando lo scrittore triestino cominciò una lunga polemica personale contro “il convertito”, da quando Magris mi denunciò come un diabolico sconsacratore delle sue idee di cattolico di sinistra, da quando mi sentivo solo e giovane, offro a Magris comprensione e riconoscenza. Fui acerbo, all'epoca delle tempestose polemiche trascinatesi per anni appresso a me, e sentii come un'ingiustizia la sua libertà di criticarmi. Ora sono un po' diverso, è noioso essere sempre eguali. Chiunque mi sbatta la porta in faccia s'accorgerà che, non sapendo tuttora porgere l'altra guancia, prendo un'altra porta che mi si apra.
Il Foglio sportivo - in corpore sano