Centinaia secondo le agenzie, una dozzina secondo gli organizzatori
L'8 marzo "musica e vagiti" di una lista pazza in piazza Farnese
“Paola Bonzi è qui per una riparazione istituzionale, perché oggi 8 marzo il presidente Giorgio Napolitano si è dimenticato di ringraziare le donne che aiutano le donne”, dice Giuliano Ferrara dal palco di piazza Farnese, affollato di strumenti e bandiere, di bambini e candidati e palloncini con scritto “Aborto? No Grazie”. Invece “nel suo ispirato discorso maschile, il capo dello stato avrebbe dovuto aggiungere che la libertà delle donne non si realizza spingendole in braccio ai chirurghi negli ambulatori abortisti. E che nel mondo centinaia di milioni di bambine vengono escluse dalla vita per decisione dello stato e di uno schiavismo genetico che meriterebbe la censura e la moratoria di tutte le nazioni civili”.
“Paola Bonzi è qui per una riparazione istituzionale, perché oggi 8 marzo il presidente Giorgio Napolitano si è dimenticato di ringraziare le donne che aiutano le donne”, dice Giuliano Ferrara dal palco di piazza Farnese, affollato di strumenti e bandiere, di bambini e candidati e palloncini con scritto “Aborto? No Grazie”. Invece “nel suo ispirato discorso maschile, il capo dello stato avrebbe dovuto aggiungere che la libertà delle donne non si realizza spingendole in braccio ai chirurghi negli ambulatori abortisti. E che nel mondo centinaia di milioni di bambine vengono escluse dalla vita per decisione dello stato e di uno schiavismo genetico che meriterebbe la censura e la moratoria di tutte le nazioni civili”. E allora è giusto che sia Paola Bonzi la prima candidata della lista ad andare al microfono, che ancora vibra delle note e delle parole di Ferretti Giovanni Lindo, che potete godervi integrali qui sotto: “Dispiace che qualcuno si consideri scimmia nuda o poco altro, deve essere la conseguenza insalubre del troppo rimirarsi l'ombelico… umani siamo, donne e uomini, non è mai troppo né troppo poco”. Poi Giuliano Ferrara accompagna Paola Bonzi al microfono di questo 8 marzo diverso, molto diverso dalle “dimenticanze” dei politici e dalla “cultura della morte, che non sopravviverà”. E Paola Bonzi parla come fa sempre, con entusiasmo, racconta a donne e mariti, ai militanti venuti da Giarre, da Pisa, da Milano, delle migliaia di donne che ha aiutato “a nascere come mamme” in questi ventitré anni di impegno al Centro aiuto alla vita della Mangiagalli; e dei novemila bambini che ne sono nati, “e che sapete quanti sono? Sono come quattrocento classi di scuola, immaginateli. Ma noi ne vogliamo ancora di più, li vorremmo far nascere tutti”. Poi tocca a Olimpia Tarzia, anche lei con la sua lunga militanza nel Movimento per la vita, e poi anche nell'impegno in politica. Con piglio pasionario ha parlato del welfare, del welfare per le famiglie e per le donne che non c'è, e che invece ci dovrebbe essere, in questo paese di vecchi. Ma anche della necessità di superare una cultura ormai ancora più vecchia, quella del femminismo ideologico, per la quale essere donna non poteva che essere la negazione dell'essere madre e l'aborto l'emblema rivendicato della “libertà di scelta”. Ci sono tutte le parole e tutti i temi di chi vuole bene alle donne, all'8 marzo per la vita di piazza Farnese. Matilde Leonardi, neurologa pediatrica, ci mette la sua competenza scientifica, e anche sulle legislazioni internazionali che tutelano (o invece no) il diritto di nascere. Ci mette soprattutto la passione di un'idea, quella di appartenere a “una generazione che non può restare ferma alla ‘conquista' di una generazione fa, la legge 194. Ma che deve dire che oggi è necessario scegliere davvero: cioè scegliere di non usarla, quella legge”. Agnese Pellegrini, giornalista impegnata da anni nella militanza pro life, ha insistito su un altro tema del sì alla vita, e lo potremmo chiamare il tema di “Juno”: si può anche non accettarla, la maternità, e per mille motivi. Ma questo può non corrispondere per forza, o per inerzia, a negare una vita che invece può essere fatta nascere, e poi affidata ad altri. Perché dire no all'aborto è responsabilità di tutti, pure degli uomini, come ha ricordato la “Lettera alle donne” di Wojtyla che Pellegrini ha scelto di leggere. Il tempo ha tenuto, il cielo era viola e blu, la musica bella. Perché “la vita è arcigna con coloro che le tengono il broncio”, come ha detto Maurizio Crippa, citando nel suo intervento Emmanuel Mounier. Eravamo una dozzina. Nessuno arcigno.
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