Genova, bimbo ucciso per un reality
Cara Miriam, mi spiace polemizzare con te
Cara Miriam, mi spiace polemizzare con te perché, per ragioni di lunga amicizia familiare, è come se polemizzassi con mia madre. Ma devo dirti che il tuo articolo di ieri su Repubblica mi ha traumatizzato. Lo trovo incredibile, ideologico in un senso disumanizzante, anche sul piano dei rapporti personali. Tu attribuisci alla mia “forsennata” campagna contro l'aborto, che spacci mendacemente come una campagna contro la 194, senza un soprassalto di riflessione e di verità che da te mi sarei atteso, il risultato di spingere le donne all'aborto clandestino. Non è decente, anche se la cosa è sussurrata in modo insinuante e riposta in una zona non troppo visibile del tuo giornale. Quello stesso giornale che, in altre pagine, si apre bene o male alla discussione onesta sulla scia del libro di Sofri “Contro Giuliano”.
Cara Miriam, mi spiace polemizzare con te perché, per ragioni di lunga amicizia familiare, è come se polemizzassi con mia madre. Ma devo dirti che il tuo articolo di ieri su Repubblica mi ha traumatizzato. Lo trovo incredibile, ideologico in un senso disumanizzante, anche sul piano dei rapporti personali. Tu attribuisci alla mia “forsennata” campagna contro l'aborto, che spacci mendacemente come una campagna contro la 194, senza un soprassalto di riflessione e di verità che da te mi sarei atteso, il risultato di spingere le donne all'aborto clandestino. Non è decente, anche se la cosa è sussurrata in modo insinuante e riposta in una zona non troppo visibile del tuo giornale. Quello stesso giornale che, in altre pagine, si apre bene o male alla discussione onesta sulla scia del libro di Sofri “Contro Giuliano”.
Le inchieste di Genova, battezzate audacemente “operazione Erode”, sono cominciate nell'ottobre del 2007, tre mesi prima del mio appello a una moratoria per l'aborto. Dunque: non solo non c'è alcun nesso di merito tra le cose che ho preso a dire con forza dopo il voto dell'Onu e quella vicenda giudiziaria e di costume, ma i fatti sui quali suggerisci una qualche mia influenza sono precedenti al mio articolo del 19 dicembre sulla moratoria. Stabilire ex post un collegamento denigratorio è semplicemente incongruo da parte di una persona come te, alla quale voglio bene ma, da oggi, con pudore e dolore personale.
La cosa più grave di tutte è che tu sorvoli sul fatto, registrato dai cronisti del tuo stesso giornale, che le “innocenti” motivazioni di quegli aborti clandestini, riservati e appartati rispetto alla “trafila burocratica” della legge 194, sono un patente tradimento della lettera e dello spirito di quella legge. Che infatti tu inviti obliquamente a ripensare, perché l'aborto diventi un diritto indiscutibile, non più soggetto ad alcuna verifica sociale di tutela della maternità e della vita fin dal suo inizio, come è scritto nella legge che fingi di difendere da un attacco oscurantista nel momento stesso in cui la vuoi correggere in senso ultra-abortista. Mi colpisce poi il tuo sovrano disinteresse per aborti decisi senza che sia in questione la salute fisica o psichica di una donna, per pura valutazione di opportunità o di convenienza.
La verità è che un inganno vige sovrano da trent'anni. Fu strappata al Parlamento italiano una legge di regolazione dell'aborto ispirata in teoria alla lotta contro l'aborto clandestino e alla prevenzione sociale del fenomeno dell'aborto. Ma fin dal principio quel compromesso ha cominciato a ratificare, per pura mistificazione ideologica, un diritto assoluto e sovrano sulla vita nascente da parte del soggetto femminile, cioè di un'astrazione ideologica che si chiama Donna e che non è le donne. Le donne sono con i bambini ingoiate nel buio dell'aborto, non assassine (lo pensava anche la Ginzburg). Perfino quando lo decidono per un reality show. Ma gli argomenti libertari oggi sbandierati o dissimulati sono pestiferi. Le donne sono senza colpa, l'ideologia maschile e vile della Donna no.
Questa discussione atroce, che per dovere etico e per impulso personale ho creduto giusto riproporre con grande imbarazzo di tutti o quasi tutti, si svolse anche allora. Ho ripubblicato una polemica di Antonello Trombadori con Carla Ravaioli che verteva proprio su questo punto. Non so all'epoca quale fosse la tua opinione. Se è cambiata, se pensi che la 194 sia una trafila burocratica che inquisisce nella libera coscienza delle donne, e che va abolita, prendi il coraggio a quattro mani e dillo senza tante storie, come ha fatto sul mio giornale una persona onesta come Roberta Tatafiore, senza ricorrere a sotterfugi e senza indicarmi alla gogna estremista e fanatizzata del tuo popolo di lettori innocenti.
Il Foglio sportivo - in corpore sano