Città francesi al voto, epicentro Périgeux
Così Fillon e Juppé (in ticket) provano a salvare la baracca di Sarkozy
Périgueux, capoluogo della Dordogna con meno di 40 mila abitanti, giovedì è stata la capitale politica della Francia. Il primo ministro, François Fillon, e il segretario del Partito socialista, François Hollande, hanno scelto questa piccola città per chiudere la campagna delle municipali. Nel secondo turno di oggi, Xavier Darcos, ministro dell'Educazione nazionale di Nicolas Sarkozy e sindaco uscente, rischia di perdere un altro bastione dell'Ump. Il valore politico di queste elezioni – test nazionale o locale, “voto sanzione” contro il presidente o fisiologica crisi di popolarità per chi governa, batosta per l'Ump o rivincita dopo il calo del primo turno – dipende dai risultati di Marsiglia, Strasburgo e Tolosa, dove la destra governa da anni con i socialisti pronti al colpo di mano.
Parigi. Périgueux, capoluogo della Dordogna con meno di 40 mila abitanti, giovedì è stata la capitale politica della Francia. Il primo ministro, François Fillon, e il segretario del Partito socialista, François Hollande, hanno scelto questa piccola città per chiudere la campagna delle municipali. Nel secondo turno di oggi, Xavier Darcos, ministro dell'Educazione nazionale di Nicolas Sarkozy e sindaco uscente, rischia di perdere un altro bastione dell'Ump. Il valore politico di queste elezioni – test nazionale o locale, “voto sanzione” contro il presidente o fisiologica crisi di popolarità per chi governa, batosta per l'Ump o rivincita dopo il calo del primo turno – dipende dai risultati di Marsiglia, Strasburgo e Tolosa, dove la destra governa da anni con i socialisti pronti al colpo di mano. Il test dipende anche da Périgueux. Darcos è l'unico ministro seriamente in bilico: il suo vantaggio al primo turno è stato di 56 voti sul socialista Michel Moyrand. “Dovete far vincere Darcos nell'interesse della vostra città, della vostra regione e del nostro paese”, ha dichiarato Fillon, che si è presentato a Périgueux al fianco di un antico amico e avversario: l'ex primo ministro chiracchiano Alain Juppé. Un ticket per il dopo municipali? Domenica scorsa, Alain Juppé è uscito dal primo turno come il salvatore della destra. Riconquistando con facilità il comune di Bordeaux, per l'ennesima volta, Juppé è anche risorto politicamente. “Felicità, felicità, felicità”, ha scritto sul suo blog. Felicità perché si è riconciliato con i bordolesi. E perché quel 56,6 per cento lo rimette al centro della politica. Lui che nel 1995 era stato costretto dall'allora presidente Jacques Chirac a rinunciare alle riforme, dopo oltre un mese di scioperi che hanno paralizzato la Francia. Lui che nel 1997 si era dovuto dimettere per l'infausta idea di Dominique de Villepin di sciogliere l'Assemblea nazionale. Lui, “il migliore tra noi” secondo Chirac, che nel 2002 aveva fondato l'Ump per diventare, non solo il delfino, ma il successore dell'ex presidente, prima di rinunciare per una condanna a un anno di ineleggibilità in un vecchio scandalo di assunzioni fittizie. Lui che nel 2007, rientrato dall'esilio canadese e nominato super ministro dell'Economia e dell'Ambiente, è stato licenziato per aver perso il suo seggio alle legislative. Lui si è preso un'altra rivincita, con la “voglia di fare il gesto dell'ombrello a tutti quelli che mi hanno spiegato che non ero abbastanza ameno per essere frequentabile”. Per tutta la settimana Juppé ha assicurato di non aver intenzione di tornare alla politica nazionale. Non vuole essere ministro né senatore. “Non riprenderò responsabilità all'Ump, non ho voglia di rituffarmi nel bagno”. Ma questo “è quel che penso oggi”, ha spiegato Juppé e la sua presenza al fianco di Fillon lascia spazio a molti scenari. Il primo ministro di Sarkozy è l'altro eroe che ha salvato la destra dalla disfatta domenica scorsa. La sua discrezione e serietà nel portare avanti, lentamente ma con determinazione, le riforme del presidente lo hanno messo al riparo dal crollo di popolarità che ha intaccato Sarkozy. Se l'Ump riuscirà a conservare i suoi bastioni sarà merito di Fillon che, nell'ultima settimana, si è speso per mobilitare l'elettorato, difendere il programma presidenziale e attaccare la sinistra. Al punto che qualcuno, dopo averlo a lungo bollato come “inesistente”, ora lo accusa di fare ombra all'Eliseo. Tra Fillon e Juppé c'è una lunga amicizia, segnata da parentesi di rivalità. Nei quattro anni che sono serviti a Sarkozy per dominare Ump e Eliseo, i due si sono dati battaglia. Ma Fillon e Juppé si stimano: il primo è stato ministro delle Tecnologie di Juppé, il secondo doveva essere il “primo ministro-bis” di Fillon. Sarkozy sta preparando la strategia del dopo municipali: un mini-rimpasto di governo e all'Eliseo, “eleganza e discrezione” nella vita privata, più visite sul terreno e discorsi per tornare a essere un “presidente di prossimità”. L'idea è di “ripresidenzializzare” la funzione: nessuna svolta politica, ma uno stile meno americano, più alla francese. Pubblicamente Sarkozy si occuperà della riforma delle istituzioni e della presidenza francese dell'Unione europea. Mentre spetterà a Fillon portare avanti le riforme interne. Per sostenere il governo, però, occorre un Ump forte e la leadership di Patrick Devedjian sarà messa in discussione dopo la sconfitta annunciata di oggi (il partito prevede di perdere altri 34 comuni sopra i 30 mila abitanti dopo gli 8 di domenica scorsa). Proprio nel momento in cui Juppé la Fenice rinasce dalle sue ceneri.
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