Puro cinismo travestito da pennacchio ideologico
Facciamo un po' di semiologia spiccia, interpretazione dei segni. Scrive Adriano Sofri nel suo pamphlet “contro Giuliano” che “moratoria”, l'estensione di quel termine dalla pena di morte all'aborto, è un furto con destrezza. Lo si può pensare solo a patto di stabilire con sicurezza che la “stringente analogia” (Angelo Bagnasco) tra pena di morte e pena d'aborto non sia tale. Invece l'analogia tiene. E analogia non è un piatto paragone né l'affermazione di una sola identità per due cose diverse: analogia vuol dire che due cose diverse possono e devono essere considerate alla luce di uno stesso principio logico. Questa operazione logica prima di me l'ha fatta il filosofo e giurista laico Norberto Bobbio, nel 1981. Bobbio era un nemico del giusnaturalismo, che considerava un'anticaglia reazionaria. Trattava Leo Strauss, mio maestro giusnaturalista, con degnazione e fastidio. Era liberale e socialista. Era un positivista giuridico, pensava che il diritto positivo è autosufficiente entro certi limiti, che non esistono questioni non negoziabili. Eppure quell'analogia la stabilì con parole non equivocabili, dicendo (letteralmente) di essere favorevole alla difesa intransigente del diritto alla vita del nascituro per le stesse ragioni per cui era contrario alla pena di morte. Una perfetta analogia.
Facciamo un po' di semiologia spiccia, interpretazione dei segni. Scrive Adriano Sofri nel suo pamphlet “contro Giuliano” che “moratoria”, l'estensione di quel termine dalla pena di morte all'aborto, è un furto con destrezza. Lo si può pensare solo a patto di stabilire con sicurezza che la “stringente analogia” (Angelo Bagnasco) tra pena di morte e pena d'aborto non sia tale. Invece l'analogia tiene. E analogia non è un piatto paragone né l'affermazione di una sola identità per due cose diverse: analogia vuol dire che due cose diverse possono e devono essere considerate alla luce di uno stesso principio logico. Questa operazione logica prima di me l'ha fatta il filosofo e giurista laico Norberto Bobbio, nel 1981. Bobbio era un nemico del giusnaturalismo, che considerava un'anticaglia reazionaria. Trattava Leo Strauss, mio maestro giusnaturalista, con degnazione e fastidio. Era liberale e socialista. Era un positivista giuridico, pensava che il diritto positivo è autosufficiente entro certi limiti, che non esistono questioni non negoziabili. Eppure quell'analogia la stabilì con parole non equivocabili, dicendo (letteralmente) di essere favorevole alla difesa intransigente del diritto alla vita del nascituro per le stesse ragioni per cui era contrario alla pena di morte. Una perfetta analogia. E dopo di me in Italia e nel mondo parecchia gente ha creduto che quel furto con destrezza fosse un'operazione retorica legittima. Non solo i cardinali e il Papa, molta gente semplice ha tirato quelle somme logiche. Molta gente complicata si è comportata allo stesso modo. Se René Girard e Roger Scruton e molti altri hanno firmato la lettera al segretario generale delle Nazioni Unite, perché in analogia con la moratoria sulla pena di morte si stabilisse che le politiche pubbliche abortive degli stati asiatici dovevano essere messe fuori della legge internazionale, essendo la vita tale dal concepimento alla morte naturale, qualcosa questo significherà. O no? Invece mi sono stati opposti paralogismi, in odio a un'analogia che tiene e che parla direttamente all'istinto e al ragionamento di milioni di persone. Se è così, le donne sono assassine. Paralogismo demenziale. Sempre per analogia bisogna invece dire che le donne, gli uomini, la scienza medica, i Parlamenti legislatori hanno introdotto con la legalizzazione due possibilità: una è combattere l'aborto clandestino facendolo emergere, e insieme combattere l'aborto in sé, l'altra strada è quella che abbiamo percorso, e consiste nel decidere una volta per tutte che della vita al suo inizio non ce ne frega niente, che è un affare solo delle donne, e che se la devono sbrigare nella solitudine della loro coscienza. E questo sarebbe femminismo, solidarietà e riconoscimento dell'autonomia di genere? Ma mi facciano il piacere. Questo è puro cinismo travestito da pennacchio ideologico. Un altro segno di incomprensione acuta lo ha dato Famiglia cristiana. Mi tratta con simpatia. Ma aggiunge che sbaglio a portare la cosa in politica, che è divisivo porre una questione delicata al giudizio dei cittadini. Perché, ai cittadini vanno poste solo le questioni inessenziali? Capisco che nella cultura cattolica è forte l'idea di agire sulle coscienze individuali, in una logica di conversione più che di diritto positivo, di politica. Ma io sono un laico. Questo è il mio contributo, forse fallimentare forse no, a far riemergere anche in politica (“la più alta forma di carità” secondo Paolo VI) una questione decisiva della vita contemporanea: la tendenza inarrestabile (in apparenza) a un progressivo maltrattamento disumanizzante della vita umana. Che ci posso fare?Infine, sempre Famiglia cristiana dice che sono un “mago” dell'informazione. È un altro modo di dire: furto con destrezza. Ma il mio giornale vende quindicimila copie, un rapido passaggio moratorio su Otto e mezzo valeva tre punti percentuali. Non capiscono i paolini, così esperti come sono in giornali e editoria milionari, che è successo qualcosa al di fuori di me, delle mie effettive possibilità, dei miei mezzi? Non capiscono che se alla fine, con due lire, con due o tre volontari, con uno staff inesistente, con un giornalino di élite, con comportamenti diversi da quelli esplosivi delle battaglie single issue che abbiamo conosciuto (una dieta speciale intimista al posto di un digiuno con collegio medico ansioso), se alla fine la moratoria ha fatto il giro dell'Italia e del mondo, e la lista è in tutte le circoscrizioni della Camera, e la questione è posta per tutti, bè, se è successo questo vuol dire che qualcosa era accaduto in dipendenza non dalla mia magia ma dalla feroce malizia con cui in questi trent'anni avevamo rimosso la questione della vita e della morte?
Il Foglio sportivo - in corpore sano