Per Adriano e il suo “Contro Giuliano”

Vecchie frasi di Langer, in attesa di un “Contro Alex”

Giuliano Ferrara

Al direttore - Ho trovato sul Web un'interessante, a me pare, doppia dichiarazione del compianto eurodeputato Alex Langer. Che, probabilmente, fosse ancora tra noi fisicamente, appoggerebbe la sua moratoria, viste le cose che diceva venti e più anni orsono.
Lorenzo Fazzini, Verona

    Al direttore - Ho trovato sul Web un'interessante, a me pare, doppia dichiarazione del compianto eurodeputato Alex Langer. Che, probabilmente, fosse ancora tra noi fisicamente, appoggerebbe la sua moratoria, viste le cose che diceva venti e più anni orsono.
    Lorenzo Fazzini, Verona

    “Troverei ipocrita ogni rimozione della grave questione dell'aborto da parte dei Verdi (…) Non avevamo scelto l'impegno di ridurre il peso della violenza in tutte le sue forme?(…) Se l'obiettivo dei Verdi è quello di promuovere condizioni ‘biofile', più amiche e favorevoli alla vita, e di disinquinare la società dalle tante forme di violenza, non potremo non riconoscere anche nella questione dell'aborto una delle molte e rilevanti ‘emergenze vita'. (…) Senza disconoscere la fondamentale signoria delle donne sulla vita umana e senza rivedere la legislazione pubblica in senso antiabortista, (…) la cultura verde non può rinunciar e a far sua la difesa anche della vita umana concepita e di prevenzione etica dell'aborto”.
    (Azione nonviolenta, 1988)

    “Non posso condividere e votare la risoluzione presentata da Nel van Dijk a nome del gruppo Verde. Mi spiego: sono convinto che non possa essere la legge, e tanto meno quella penale, a regolamentare il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza: può essere solo questione di coscienza, non di controlli, autorizzazioni e divieti legali.
    In questo senso auspico anch'io che in tutti i paesi si superi la criminalizzazione dell'aborto e la sua conseguente relegazione nella clandestinità.
    Ma penso che i verdi possano sostenere questa posizione di completa de-penalizzazione, proprio in quanto si rendono ben conto che ogni interruzione di gravidanza contiene una grandissima violenza, sia contro il non-nato che contro la donna coinvolta ed in quanto, quindi, rifuggono da semplificazioni unilaterali.
    Noi che lavoriamo per ridurre la violenza, di ogni tipo, e per limitare i nostri abusi verso tutta la biosfera ed in particolare verso ogni forma di vita perché siamo ben consapevoli dei diritti anche delle future generazioni e degli esseri diversi dagli uomini, non possiamo ridurre la questione dell'aborto ad una più efficiente fornitura di servizi sociali e neanche guardarvi solo sotto il profilo dei diritti delle donne. Ogni interruzione di gravidanza – che certo dovrà essere decisa in piena autonomia dalle persone direttamente coinvolte, ed in ultima istanza dalla donna – è una scelta estrema, spesso vissuta da chi ne è toccato come una sorta di “legittima difesa”, non di rado contro una prevaricazione o un torto maschile. Non possiamo né sottoporla a vessazioni legali o burocratiche, ma neanche banalizzarla né farne una bandiera di liberazione.
    (“Non banalizzate l'aborto”, dichiarazione al Parlamento europeo, Strasburgo 13.03.1990)

    ***
    Sofri non fa dell'aborto una bandiera di liberazione. Si muove nel suo fortunato pamphlet “Contro Giuliano” in un ambito naturalmente langeriano. Io in quel perimetro non sono mai stato iscritto, nonostante una istintiva simpatia per Langer e uno scambio di conversazioni e di uffici a Bruxelles, dove lui lavorava con impegno e io ero un deputato socialista piuttosto assenteista. Tuttavia ringrazio Lorenzo Fazzini, perché le due citazioni sono in certo senso più esplicite del testo (“E se Ratzinger avesse qualche ragione?”) che ripubblicammo all'epoca della battaglia contro l'aborto in vitro, ex legge 40, e che ho riletto in appendice nel volume di Adriano.
    Io però sono più vicino di lui su punti decisivi al profetismo tridentino di Alex. La “signoria” delle donne sulla vita umana non esclude anzi implica, pena “semplificazioni unilaterali” come quelle di Sofri, la “difesa della vita umana anche concepita e la prevenzione etica dell'aborto”, che sono per l'appunto il nostro programma culturale e, di passaggio, politico. La depenalizzazione ha inoltre un senso solo se ci si renda conto “che ogni interruzione di gravidanza contiene una grandissima violenza”. Ma soprattutto fraternizzo con Langer quando dice che la questione della soppressione del non ancora nato non può “essere guardata solo sotto il profilo dei diritti delle donne”, anche perché l'aborto è spesso (non sempre) una legittima difesa “non di rado contro una prevaricazione o un torto maschile”. Che l'aborto sia maschio, nel senso di frutto di un potere ideologico tipicamente maschile, lo dico con più veemenza e coinvolgimento di Langer, ma quello dico. E non accetto il diritto asimmetrico di Sofri: lei può parlarne perché lo subisce, tu maschio non puoi. Anzi, suggerisco la asimmetria inversa: lei paradossalmente può essere esentata dal parlarne e dall'agire, lui ha il dovere di parlarne e di agire senza costruire lo schermo, il tabù, dietro il quale non c'è l'autonomia delle donne ma la loro solitudine e disperazione.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.